Full text: La pittura del Trecento e le sue origini (5)

SI O — 
golari d’ogni spicchio; e nelle fasce dei costoloni ritornano 
i genietti, rifiorisce la primavera nei meandri degli ornati 
simili a quelli di Santa Maria Maggiore e di San Giovanni 
Laterano. Il musaicista romano si manifesta così ne’ colori 
gemmei e nelle decorazioni classiche. Lo Zimmermann, * che 
giustamente gli attribuì quell’opera, in vece che a un se- 
guace di Cimabue al quale pensarono Crowe e Cavalca- 
selle, ’ gli assegnò anche le storie bibliche dell’ordine supe- 
riore nella parete a destra della stessa chiesa, e molte altre 
di quell’ordine nella parete a sinistra. Per le prime abbiamo 
già espressa l’ipotesi che si tratti di opera da Pietro Caval. 
lini diretta e in parte eseguita; per la seconda, cancellata 
in gran parte, è arduo ogni giudizio. Più chiaramente si 
scorgono, nella parete a sinistra, alcune storie del secondo 
ordine, come le Marie al sepolcro, la Deposizione di Cristo 
(fig. 146), che lo Zimmermann suppone eseguita su disegno 
di Giotto; l’Arresto di Cristo (fig. 147-148), attribuito da quel- 
l’autore a Jacopo Torriti medesimo; le Nozze di Cana e la 
Natività di Gesù (fig. 149), da lui giudicato di un aiuto di 
Jacopo. 
Tranne le due prime e specialmente la Deposizione di 
Cristo, dove si rivedono i tipi di Pietro Cavallini, nella 
più giovane delle Marie ritta in piedi, nel San Giovanni che 
bacia una mano della salma di Cristo, e si notano le vesti- 
menta più morbide e ricche di pieghe, il resto ci sembra 
realmente prossimo a Jacopo Torriti, anche per certa gon- 
fiezza delle guance che si nota nelle figure del musaico di 
Santa Maria Maggiore. 
È probabile quindi i due grandi maestri romani Pietro 
Cavallini e Jacopo Torriti iniziassero insieme la decorazione 
delle pareti della navata mediana nella chiesa superiore di 
San Francesco d’Assisi. Come il primo fu socio di Arnolfo 
1 ZIMMERMANN, op. cit., pag. 265 e seg. 
2 CROWE e CAVALCASELLE, op. cit., 1, pag, 320 e seg. È notevole però come gli 
autori osservassero come «la distribuzione, le tinte accese ed il forte spicco dei colori. 
oltre la maniera di Cimabue, ricordano quella del mosaicista Jacopo Torriti».
	        
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