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piuto prima del 1321 da Vicinus o Vincino di Pistoia o di
Pisa.
Seduto sopra un seggio coperto di broccato a stelle, che
stendesi su un cuscino con fasce d’oro stellate, ed è retto da
quattro cariatidi, il Redentore benedicente veste tunica pur-
purea ornata a girari e a tratti acuti d’oro, che sembrano
dorate reste di pesce, ed ha il manto azzurro, pure lumeg:
giato d’oro; tiene un libro aperto sulle ginocchia, nel quale,
entro il gran fascione purpureo dei margini con ornati a spire
o a corridietro, leggonsi le parole: EGO | SVM | LVX | MVNDI.
Ai piedi del Redentore stanno l’aspide e il basilisco, il leone e
il drago con la scritta SVPER ASPIDEM ET BASILISCVM AM-
BVLABIS ET CONCVLCABIS LEONEM ET DRACONEM.
Alla destra del Redentore è Maria, alla sinistra, Gio:
vanni: quella, condotta da Vicinus pisano o pistoiese, si mo-
stra diversa dal resto di Cimabue per i lineamenti contor-
nati fortemente di scuro. Le tessere musive che formano
la figura del Redentore sono minute; i trapassi dalle ombre
sono segnati leggermente. In ogni modo Cimabue, stretto dalle
forme ieratiche e dalle prescrizioni iconografiche, non rivelò
tutta la sua potenza in quella testa del Redentore coperta
da pesante massa di capelli, con la fronte depressa nel mezzo,
le forme angolose, i grossi zigomi, il collo largo e spazioso.
L’opera fu lasciata incompiuta da Cimabue, che due
documenti pisani ci rivelano per il vero suo nome Cenni della
famiglia dei Pepi. Morte sopraggiunse probabilmente il
maestro, che meritò del suo valore e della sua fama la te- i
stimonianza sovrana di Dante, e del suo commentatore, l’Ot-
timo, il quale scrisse: « Fu Cimabue di Firenze pintore... i
molto nobile di più che homo sapesse ». La critica moderna -
si è accinta a distruggerne la memoria consacrata da Dante; |
ma, dopo la prova del fuoco, a noi pare che risplenda più viva.
1 FONTANA, Due documenti riguardanti Cimabue, Pisa, 1878. =