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preparate tutte di verde e livide; la gamma coloristica assai
più semplice. Ma tra il primo scompartimento di Giotto e
questo secondo corrono tanti rapporti di forma da farci pen-
sare che qui si debba riconoscere un compagno dell’esor-
diente maestro fiorentino, e che le figure escano da una
stessa scuola, pur avendo le proporzioni mutate. Nel secondo,
son meno mosse, più grandiose, più proprie d’un maestro
che aveva pratica di musaico, ma alquanto più antiche in
quella forma meno svolta e men libera. La testa del vecchio
è un po’ vitrea, velata di verde quella di Francesco, l’archi-
tettura senza snellezze gotiche; e la intera composizione è
ispirata a quella di Sanz Martino che divide le vesti col povero.
Il fare medesimo è nelle due storie seguenti, la Visione
del palazzo ornato d'armi, e l’Orazione di Francesco nella
diruta chiesa di San Damiano. A. proposito della prima
(fig. 205) ricordiamo il racconto di San Bonaventura: «la
notte vegnente, quando Francesco dormiva, egli vide in
visione un palagio molto bello e grande, il quale Iddio gli
mostrò per la sua misericordia acciocchè egli vedesse la
mercede incomparabile ch’egli doveva ricevere dalla mise-
ricordia che ei fece a quel cavaliere: ed era quel palagio
tutto pieno d’armi tutte segnate di croce. Onde Francesco
domandò di chi erano tutte quelle cose, e fugli risposto
ch’ell’erano sue e de’ suoi cavalieri ». Tanto nel racconto
di San Bonaventura, come nell’antico poema della vita di
San Francesco,® non è parola dell’apparizione di Dio al Santo
per mostrargli il palazzo feudale, gli usberghi, le scuri scin-
tillanti, gli elmi gemmati e gli scudi lucenti. Invece della
voce del cielo, che dà la promessa d’insignire lui e i suoi
compagni di quelle armi forbite, Dio stesso, additandogli
il palazzo munito d’armi, gli spiega la visione. La voce di
Dio, espressa nell’alto medioevo con la mano sporgente
dalle nubi, qui trova la più completa espressione in una
1 ANTONIO CRISTOFANI, /7 più antico poema della vita di San Francesco dd’ Assisi
«critto innanzi all'anno 1270, Prato, 1332.