Full text: La pittura del Trecento e le sue origini (5)

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di Giotto. Questi avrebbe quindi riprodotta l’opera de’ suoi 
compagni o collaboratori dando appena un lieve moto di 
espressione maggiore alle teste delle figure, pur segnate 
con luci rosate e con ombre verdi. 
Anche il terzo scompartimento della base dell’ancona del 
Louvre è simile all’affresco di Assisi: un grand’albero col 
fusto piegato; Francesco chino verso lo stormo de’ volatili e 
benedicente; dietro a lui un monaco che sorpreso apre la 
destra. 
Per concludere, il quadro del Louvre è la ripetizione, con 
leggiere varianti, di rappresentazioni di Assisi che servirono 
a modello; è un semplice ricordo della basilica madre dato 
al convento di San Francesco di Pisa; un centone di motivi 
pittorici assisiati con la scritta commemorativa OPVS IOCTI 
FLORENTINI, usata a esaltazione del maestro che aveva illu- 
minato con la sua fama la basilica di Assisi.' 
Nei primi anni del Trecento, prima dell’andata di Giotto 
a Padova, non sappiamo ricordare che il suo Crocefisso in 
San Felice (fig. 245). Prima di lui, le estremità dei bracci 
della croce erano terminate a rettangolo, specie nel braccio 
orizzontale; e il lato inferiore di questo, circa sotto il go- 
mito di Cristo, s’interrompeva ad angolo per formare una 
gran tavola su cui si adagiava il corpo. Giotto dette forma 
più equilibrata alla croce; disegnò le estremità de’ bracci 
quadrate, e restrinse il tabellone, non usando più dipingervi 
le piccole figure, che si perdevano alla vista, allorchè il Cro- 
cefisso era inalberato o nel fondo delle absidi o sulla per- 
gula. Così fece Giotto, dipingendo a Firenze, per la chiesa 
di San Felice, Cristo che par piegare tristemente il capo sul- 
l’umanità derelitta. Nell’estremità del braccio orizzontale, a 
destra, collocò Giovanni, in quella a sinistra, Maria: quegli 
si porta una mano al volto per regger la testa; questa stringe 
I Si noti come Arnolfo a San Paolo fuori le Mura, a Santa Cecilia in ‘Trastevere, a 
San Domenico d’Orvieto firmasse Hoc opus fecit Arnulphus; come Margaritone ed altri 
facessero susseguire al nome le parole me fecit, me pinxil, ecc.
	        
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