Full text: La pittura del Trecento e le sue origini (5)

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coperta dagli ex-voto de’ fedeli, e tuttavia manifestante forme 
e caratteri senesi, non tali però da servire a confronto ea 
determinazione d’altre opere. Esiste a Napoli un affresco di 
maniera senese, più antico delle opere di Simone Martini; 
ma che sia di Montano d’Arezzo è impossibile dire. È la 
lunetta sulla porta della chiesa di San Lorenzo Maggiore, 
rappresentante la Vergine col Bambino, adorata da un prin- 
cipe ginocchioni. Le figure spiccano sopra un fondo a finto 
musaico; la Vergine col drappo bianco in capo e il manto 
azzurro richiama le forme di Duccio; il Bambino ha il nimbo 
crocigero e il manto purpureo; il personaggio ritratto è di 
minime proporzioni. 
A oscurare l’importanza del pittore di quest'immagine, 
sopravvennero a Napoli Pietro Cavallini, erede dell’arte mo- 
numentale romana, e nel 1317 Simone Martini. 
Una prima testimonianza degl’influssi di questo pittore 
si ha nel quadro funerario (fig. 517), che stava sulla lapide 
dell’arcivescovo Umberto di Montauro (Ormont), borgognone, 
morto nel 1320 e sepolto nel Duomo di Napoli da lui arricchito. 
Trasportato il dipinto nel Seminario di quella città, da pochi 
anni sta esposto in una gran sala del palazzo arcivescovile. 
È una tavola col ritratto dell’arcivescovo su fondo d’oro, 
sormontata da cuspide con una mezza figura di San Paolo. ' 
Basta questo Santo dalla testa lunga e dalla fronte alta per 
riconoscere la maniera di Simone Martini, che si rivela anche 
nei graffiti finissimi a caratteri cufici, nella fusione del mo- 
dellato, nella ricchezza delle armoniche tinte. Ma l'influsso 
di Simone si nota pure chiaramente nel musaico della cap- 
pella di Santa Restituta (fig. 518), attribuito almeno in parte 
a un Lello, che. lo. avrebbe eseguito nel 1322, da altri a 
Pietro Cavallini.’ La testa della Madonna ha la conformazione 
propria di quelle di Simone: finissima di chiaroscuro, con 
l’ovale del volto allungato, con piccola bocca; una benda 
1! BERTAUX, Op. cit. 
2? FEDERICO HERMANIN, op. cit. ne Le Gallerie Nazionali Italiane.
	        
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