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da Nardo era frescata la cappella Strozzi in Santa Maria
Novella, non da Andrea; e il Suida gli rivendica l’opera,
osservando come Andrea discenda da Bernardo Daddi, e
Nardo risenta più gl’influssi senesi; il primo usi sovrap-
porre molte figure dalla larga testa; il secondo dia lunghi
corpi ai personaggi e teste piccole e rotonde; il primo
disegni grandi partiti di pieghe, il secondo le tratti in modo
fine, leggero e grazioso; l’uno cerchi la tranquillità negli
atteggiamenti e .il riposo nelle membra, l’altro renda con
le linee ondeggianti e morbide della composizione la giocosa
incostanza del corpo umano; Andrea si manifestò per la
stilizzazione geometrico ornamentale da grande decoratore;
Nardo, per l’espressione della grazia negli aspetti umani.
Il grande commento figurato alla Divzza Commedia nella
cappella Strozzi a Firenze, opera di Nardo di Cione, fu ese-
guito intorno il 1357. Il Giudizio universale, rappresentato
nel fondo, s’inizia con la figura del Salvatore entro un’au-
reola raggiante (fig. 613), nascosto in parte dalle nubi.
Volano gli Angioli con le lunghe tube volte verso la terra,
e altri intorno co’ simboli della Passione. L’ Eterno benedice
con la destra, maledice con la sinistra; più sotto, la Deeszs,
cioè la Vergine, celeste avvocata, e il Precursore, implo-
ranti per l’umanità (fig. 614). Inferiormente, Patriarchi e Pro-
feti, Santi e Martiri, Papi e Cardinali, Re e Principi, alcune
giovani felici danzanti. Un Angiolo aiuta un vecchio a uscire
dalla tomba scoperchiata. Tutti gli uomini si mescolano, tutte
le gerarchie passano nella folla di eletti: il dottore col lucco i
sta vicino al frate domenicano, il papa al. re, al cardinale,
al’ vescovo; ‘arrivano imperatori: con la laurea e re con la
corona gigliata, orientali e cavalieri, dame e suore, grandi
e piccoli, tutti eguali innanzi alla maestà di Dio, invocanti
la grazia, sorridenti, estasiati. A riscontro i maledetti si
straccian le vesti e digrignano i denti: donne torturate o
meste per il paradiso perduto, demoni che trascinano i corpi
de’ reprobi fuor dalle tombe.
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