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Questi dipinti, terminati da Agnolo Gaddi nel 1394, di-
mostrano sempre più la decadenza dell’arte pittorica fioren-
tina sì potentemente iniziata da Giotto. Quando si eccettuino
alcune teste muliebri non senza leggiadria, tutte le altre,
quelle degli uomini in ispecie, con le fronti basse, con nasi
stretti e angolosi, condotte, come scrisse il Vasari, «con
Fig. t62 — Firenze, Santa Croce. VII° affresco della Leggenda della Croce.
{Fotografia Alinari)
molta pratica ma non con molto disegno », sono poco grate
e belle. Così le altre opere di Agnolo Gaddi, delle quali
questa di Santa Croce è considerata la maggiore tra quante
condusse sino al 1396, in cui finì di dipingere.
Nel 1369, tra i pittori che lavorarono nel palazzo Vaticano -
durante la dimora in Roma di Urbano V, sono ricordati
Agnolo Gaddi e suo fratello Giovanni, Giovanni da Milano
e Giotto di maestro Stefano di Firenze, detto Giottino; ma
i tre maestri tenuti maggiormente in onore, almeno nei libri
de’ conti, sono Giovanni arciprete, Giovanni Gaddi e Giot-
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