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Marche, vanta Jacopo del Casentino, solo recentemente de-
terminato mercè un quadretto con la sua firma, in pos-
sesso di Guido Cagnola a Milano. ' Con questa scorta a
noi parve di restituire al maestro una d/adonna col Bam-
bino, attribuita alla scuola senese nel Museo Civico di Pisa
(n. 26, sala III). Ma, a quanto di nuovo e di certo risulta,
Jacopo fu minore della sua fama. ? Inscritto nel 1349 nella
Compagnia de’ pittori fiorentini, presso a Bernardo Daddi, !
seguiva l’arte di Taddeo Gaddi, col quale l’acconciò, al dire
del Vasari, « un Frate di Casentino, allora guardiano al Sasso
della Vernia ». Non sappiamo se veramente educasse Spinello
Aretino, che non ancora ventenne « fu di gran lunga molto
migliore maestro così giovane, ch’esso Jacopo già pittore
vecchio non era ».* Sembra piuttosto che Spinello da Agnolo
derivasse e avesse assunta la sua attitudine di novellatore.
Spinello Aretino rappresentò per ultimo in Toscana le
due grandi correnti che fecero capo a Giotto e a Duccio di
Boninsegna, le quali procedendo e affluendo l’una nell’altra,
invece di farsi più grandi e veloci, si restrinsero meno or-
gogliose nell’alveo. La prima opera datata che metta nella
maggior luce il pittore fu la decorazione intorno il 1387
eseguita, secondo la volontà testamentaria di messer Bene-
detto degli Alberti, nella sagrestia di San Miniato al Monte.
Frescò le storie di San Benedetto, cominciando da quando il
Santo quattordicenne rinunzia alla fortuna, alla famiglia, alla
scienza/e al mondo, e parte, seguìto dalla vecchia balia
(fig. 687). Poi eccolo in una casa d’Effide, rifacente intero il
I SUIDA, Ein bezeichnetes Werk des Jacopo da Casentino (Kunstchronik, vol. XVII,
pag. 335: Leipzig, 1906).
2 Per le attribuzioni di quadri a Jacopo del Casentino cfr. l’ottimo studio di PIETRO
TOESCA, Unmili pittori fiorentini del principio del Quattrocento (L’ Arte, 1904, pag. 49 e seg.).
3 V. GAYE, Carteggio cit., tomo Il, pag. 32.
4: VASARI; Le Vite, 1,-p: 617.