Full text: La scultura del Quattrocento (6)

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pilastri, nè i tre angioli del timpano intorno al cerchio entro 
cui sta San Marco, nè il frontispizio. Di Bartolommeo sono 
difatti i tre angioli intorno al tondo del timpano, il San Marco 
entro il nicchio, simile ad altro di lui sopra una porta la- 
terale di Santa Maria de’ Frari, i putti che tengono lo stemma 
nel superiore comparto de’ < pilieri », specialmente quelli 
forti e belli a sinistra. La Giustizia, al sommo dell’arco in- 
flesso, sembra rifatta in gran parte, almeno nel capo; le 
quattro statue nelle nicchie dei « pilieri » non sono tutte di 
ugual merito; le due inferiori, la Zemperanza e la Fortezza 
(fig. 674-675), sono di Bartolommeo Bon, che manifesta le 
sue tendenze classiche tra le ritorte del gotico fiorito, la 
robustezza delle membra poderose, l’ampiezza de’ manti me- 
tallici, la Prudenza, eseguita anteriormente, è aggrovigliata 
ne’ panni come se fosse derivata da Jacopo della Quercia; 
la Carità, vecchia contorta, con vesti pesanti e spezzate, è 
pure anteriore al resto e di un cooperatore non degno di Bar- 
tòlJommeo cui deve attribuirsi quasi interamente la magnifica 
porta, iniziata quando il padre era in età cadente. 
1l ritardo a iniziare i lavori della porta della Carta fu 
dovuto probabilmente alla continuazione di quelli della porta 
dell’antica scuola di San Marco, della quale oggi resta 
soltanto il bassorilievo nella lunetta, con San Marco tra 
confratelli. Fu allogata nel 1437 a Giovanni Bon, ma di- 
strutta poi in gran parte da un incendio, fu riccamente ri- 
fatta.° Dal 1438, data dell’inizio della porta della Carta, 
al 1447, Bartolommeo lavorò per qualche anno col padre 
I Il PAOLETTI, op. cit., I, pag. 37, riporta il pacto de maistro Zuane Bon e Bar- 
tolomeo so fio, coi Provveditori del Sale per i lavori della porta della Carta, in data 
10 novembre 1438; e la copia di una cedola dei detti maestri del 17 aprile 1442 che si 
dichiarano pronti a compiere in un anno il lavoro. Il Paoletti suppone che il termine 
fosse ancora stato protratto, mentre non molte erano le parti mancanti, secondo quello 
scritto. Il Zeone di San Marco sulla porta fu rifatto in tempi moderni; del Doge Foscari 
inginocchiato davanti al leone rimane la testa mutila nel Museo Archeologico del Pa- 
lazzo Ducale. 
2 PAOLETTI, op. cit., pag. 40, riporta il documento dell’allogazione della porta a 
Giovanni Bon, e dice che del tempo stesso della lunetta è la statua della Carità sul ver- 
tice dell’archivolto, opera invece posteriore di un maestro arcaizzante dai panni strizzati.
	        
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