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stoli, meno i due primi devoti, chini, sono senatori romani
che si volgono, interrogano freddi e gravi.
Nella seconda scena, Pretro che risana lo storpio (fig. 766),
davanti al tempio, del quale si vede una porta, come quelle
che si schiudono ai lati de’ bassorilievi degli archi trionfali,
ma nel timpano di essa gli scultori hanno messo una testina
alata d’angiolo, unico segno di cristianità. Lo storpio è imi-
tato da una delle figure della Terra offerente doni all’im-
peratore.
La terza scena rappresenta la Caduta di Simon Mago
(fig. 767-768), con gli elementi dell’antica iconografia, con
la distribuzione delle figure come negli affreschi dell’antico
portico di San Pietro in Vaticano. Simon Mago caduto al
suolo pare uno Scita morto, disteso innanzi al trono imperiale.
Pietro e Paolo non hanno il nimbo, perchè gli scultori si
erano fatti un proprio mondo rinnovando tipi di Sciti, di
centurioni, di pretoriani, di senatori, d’imperatori, e non
ricordavano i simboli cristiani.
Nella scena seguente, Crocifissione di San Pietro (fig. 769-
770), si ritrovano accenni alle sculture chiesastiche, ad esempio
ne’ timpani delle porte laterali, dove sono teste alate di cheru-
bini, e sull’armatura del guerriero a destra, dove spunta
un’altra testa d’angiolo. Ma de’ modelli classici gli scultori
non si servirono sempre a dovere; e qui vediamo un centu-
rione romano con un berretto frigio, un cavaliere antico
con un turbante.
Nella successiva scena Decollazione di San Paolo (fig. 771
e 772), il maestro, accanto al Martire, mette sonatori, quali
appaiono negli archi trionfali presso l’ara del sacrificio. Nel
mezzo è il Santo ginocchioni così come vedevasi dipinto negli
antichi affreschi del quadriportico di San Pietro; ma qui sta
per esser decollato a suon di musica. Parecchi guerrieri
guardano Nerone, e uno di essi ha uno scudo con l’umbo
cinto da un serto d’alloro tenuto da due angioli co’ piedi
sulle nubi a fusetti, come quelli de’ tabernacoli e degli altari.