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da Pisa detto Gian Cristoforo Romano, l’amico del Caradosso,
lo scultore ufficiale della gentile Marchesana Isabella d’Este
Gonzaga, il contradittore di Baldassare Castiglione alla Corte
d’Urbino, l’amatore di antichità che, ancora adolescente, seppe
impedire a Lorenzo il Magnifico e al Cardinal Giovanni di
Aragona di spogliare Roma di cose rare. Nacque proba-
bilmente verso il 1465, e fu certo alla scuola d’Andrea
Bregno, dominante in Roma e forse prima da un orafo che
lo addestrò a intagliar gemme e cristalli.°? Nel 1491, il
22 di giugno, Isabella d’Este scriveva alla sorella Beatrice,
Duchessa di Bari, moglie di Ludovico il Moro, avvisandola
d’aver chiesto a questi « per qualche zorni, quel m.'° Zohan
Cristophoro qual retrae in marmo la S. V.». Il ritratto di
Beatrice esiste, e inizia la serie delle sculture di Gian Cristo-
foro. Fu eseguito probabilmente a Ferrara, qualche tempo
prima delle nozze di lei, celebratesi il 17 gennaio 1491, poi-
chè il busto reca l’iscrizione DIVAE | BEATRICI | D. HERCULIS
F[ILIAE]. Oggi si vede nel Museo del Louvre (fig. 775), pro-
veniente dalla Collezione Debruge-Dumenil, e attrae per la
verità di quelle gote grassocce della fanciulla quindicenne,
1 Riassumiamo qui il nostro studio su Gian Cristoforo Romano pubb icato nell’A7-
chivio storico dell'Arte, 1888, e rimandiamo ad esso i lettori per molti particolari desunti
da documenti da noi trovati negli archivi. Su Gian Cristoforo cfr. CORNEL DE FABRICZY,
Nuovi appunti per la biografia dello scultore Giovanni Cristoforo Romano in Arte e
Storia, 1888, n. 14; IDEM, £in neues Skulpturwerk von Gian |\Cristoforo Romano in Rep.
SF. Kstw., 1904; Luzio, I ritratti d'Isabella d’ Este in Emtoriuu, 1901; MALAGUZZI-VALERI
in Rassegna d'Arte, Il, pag. 24.
? Paolo Giordani, in piena buona fede, pubblicò un documento tratto, come l’altro
a cui abbiamo dianzi accennato, da una scheda d’uno studioso romano, dicesi, di Ignazio
Ciampi. In esso è parola del sepolcro di Pietro Mellini a Santa Maria del Popolo, ese-
guito nel 1484 da Paolo de Urbe insieme col suo discepolo Gian Cristoforo; e il docu-
mento dovrebb’essere nell’archivio del Sancta Sanctorum, in un istrumento rogato «in
p.-latio Conservat. almae urbis». Esaminata la scheda, anch’essa, come le altre, ha carat-
tere di sincerità, d'una copia fatta frettolosamente da uno studioso: ma la indicazione
del documento è la seguente: « Archivio Sancta Santorum, da un istromento del 24 Set-
tembre 1484 (senza segnatura, fuori posto)». E intanto il documento originale non è stato
rintracciato. Noi quindi non osiamo valercene, almeno sino a quando non sarà chiarito
il valore delle schede usate dal Giordani. A spiegar la ragione del rifiuto, aggiungiamo
che l’altro documento relativo alla commissione data a Paolo de Urbe nel 1485 per il
sepolcro di Marc’Antonio Albertoni a Saui!a Maria del Popolo, neppure fu trovato; e che
in sua vece, nell’archivio del Sancta Sanctorum, ce n’è un altro del 1487, con l’allogazione
del monumento a Jacopo d’Andrea scultore di Firenze, per lo stesso prezzo pattuito con
Paolo. Insomma le schede da cui furono tratte queste notizie vanno messe in quarantena.