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per l’eleganza dell’acconciatura, per la finissima ricerca dei
particolari, la disposizione simmetrica de’ capelli e dei ric-
cioli, la precisione geometrica del disegno della reticella e
delle fettucce, i ricami a trinette della sciarpa. Duro, metal-
lico nel trattare i capelli; semplice nel modellare i piani del
volto, materiale nel segnare le orbite degli occhi, lo scultore
è invece un ricercatore finissimo d’ogni particolare del co-
stume.
Isabella d’Este desiderava Gian Cristoforo Romano per
farsi ritrarre in marmo come la sorella; lo scultore, scriven-
dole il 1° luglio 1491, diceva d’aver avuto ordine di recarsi
da lei, ma d’esser costretto a non obbedir prontamente,
aspettando certi marmi per compiere «l’opera de messer
Marchesino » (Stanga); e prometteva, arrivati i marmi, di
lasciare il disegno dell’opera a’suoi lavoranti e partire per
Mantova. Raccomandava che si fossero provveduti due bloc-
chi di marmo « candidi, senza peli e vene negre » a Venezia,
non uno solo, perchè se il primo non fosse stato buono, si
servirebbe dell’altro. Pronti i marmi, Isabella aspettò lunga-
mente Gian Cristoforo occupato nei lavori della Certosa di
Pavia, e anche, « virtuoso nella musica » com’egli era, coi
cantori della Duchessa di Bari. Il 18 d’ottobre 1491 il desti-
derio della Marchesana non era ancora appagato, ma proba-
bilmente lo fu nello scorcio di quell’anno.
A cominciare dal 1492 Gian Cristoforo Romano si recò
a scolpire nella Certosa di Pavia il mausoleo di Gian Ga-
leazzo Visconti. Mentre lavorava colà, nel ’95, un barone
del Re di Francia ordinò allo scultore e a’ suoi compagni
« alquante teste piccoline marmoree de imperator romani »,
e una «petra piccola dell’altare ».* L’allogazione fatta a
Gian Cristoforo significa come fosse pregiata la finezza estrema
con la quale eseguiva lo splendido mausoleo di Gian Ga-
leazzo, però non opera esclusiva di lui, poi che Benedetto
1 FRANCESCO MALAGUZZI-VALERI, Gio. Ant. Amadeo cit., pag. 172.