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allegò alla lettera due abbozzi della impresa stessa eseguiti
da Gian Cristoforo e da lui, e uno di essi corrisponde ap-
punto alla forma cui s’attenne lo scultore nel decorare il
busto in terracotta del Marchese di Mantova.
Isabella d’Este Gonzaga, la più perfetta gentildonna ita-
liana di quel tempo, ebbe caro l’artista, suo consigliere ar-
tistico, che le ornò lo studiolo nel Castello, scolpendone la
graziosa porticina fiorita di medaglioni in marmo con em-
blemi e figurette allegoriche. Per Isabella egli eseguì una me-
daglia bellissima, e il disegno dell’arca, oggi distrutta, della
Beata Osanna Andreasi di Mantova, religiosa del terz’ordine
di San Domenico, spirata nel giugno del 1505 con l’assi-
stenza della pia Marchesana. Lasciate disposizioni perchè i
tagliapietra traducessero con fedeltà il disegno, Gian Cristo-
foro partì da Mantova verso la fine d’ottobre di quell’anno.
Ma tra il 1488 e il 1505 non s’applicò solo a lavori per
la Corte mantovana. Si recò a Venezia, ove si conservava di
lui, in casa di Francesco Zio, poi nella Raccolta dell’Odoni,
una tazza «tutta intagliata con istoria del Testamento
Vecchio ». Tra il 1502 e il 1505 andò a Cremona per scol-
pire il monumento di Pier Francesco Trecchi (fig. 779),
nella chiesa di San Vincenzo, ora in quella di Sant’Agata,
ove sfoggiò tutte le sue eleganze negli ornati con lampade,
vasi ardenti, corbe con frutta, clipei penduli, e nelle ciocche
di spiche, d’uva, di castagne, melagrane, nocciuole, pere e
mandorle, tutte legate a una cordicella per mezzo d’un gambo
delle frutta. Così parato sorge il basamento dell’urna che
racchiude le ceneri di Pier Francesco Trecchi, con l’iscrizione
entro una tabella ansata; ai lati dell’urna due genietti in atto
dolente, e sopra l’urna il Genio della Morte dormiente su
un teschio.
Lasciata Mantova, Gian Cristoforo visse alcun tempo a
Milano in casa di Monsignor della Torre, e lì cercò d’ac-
quistare dal Caradosso un vaso e un calamaio per Isabella
d’Este; e partì per Roma, in compagnia, da Bologna in