Full text: La scultura del Quattrocento (6)

IDrano Nulla è noto della educazione di Jacopo, ma da maestro 
gono Pietro di Angiolo suo padre, * pittore della bottega di Mar- 
* 0 tte tino di Bartolomeo, ebbe forse i primi rudimenti dell’arte, 
etto di come il fratello suo Priamo, che si dedicò alla pittura. Nulla 
rido resta della statua equestre di Gian Tedesco (1 1395), in legno 
tosti e stucco, che gli fu attribuita: nulla degl’intagli in legno di 
grandi e tiglio, che, secondo il Vasari, furono messi pure nel Duomo 
forti di Siena. * Dopo il 1402, anno in cui concorse per la seconda 
mba dei porta del Battistero di Firenze, lo troviamo per la prima 
ie statue volta nel 1406 a Lucca, intento a eseguire il monumento 
sepolcrale d’ Ilaria del Carretto, mancata ai vivi l’8 dicembre 
È SÌ recò 1405. 3 Oggi in San Martino di quella città si conserva sol- 
tato, a tanto il sarcofago con la figura della defunta sopra distesa, 
n Fran. perchè, come raccontò il Vasari, «< partito o piuttosto cac- 
l'Eka ciato che fu Paolo (Guinigi) l’anno 1420 di Lucca, e che la 
{reo e città rimase libera, fu levata (la cassa) di quel luogo, e, per 
une l’odio che alla memoria del Guinigio portavano i Lucchesi, 
DI: 1 Nel documento pubblicato dal MILANESI, op. sudd., Il, pag. 76, Giacomo della 
Me mala Quercia è detto «m.° Giacomo di Piero di Angelo». Sino al 1419, è sempre detto: Gia- 
- como di maestro Piero; in quell’anno essendo morto il padre di Giacomo, un documento 
16 SCOn- (pag. 98, op. cit.) dice di Jacobus olim Jilius Pieri della Guercia. Il Milanesi non notò 
A che il padre di Giacomo fu pittore, forse perchè non gli sarà sembrato possibile identi- 
ii ficarlo con Piero d’Agnolo, che nel 1405 fu garzone di Martino di Bartolomeo (MILANESI, 
«amando II, 3!). Lo stesso scrittore nelle note al Vasari (ed. Sansoni, II, pag. 109) ci fa sapere 
i che Jacopo nacque da maestro Pietro d’Angelo di Guarnieri orafo, della Quercia Grossa 
inzia dl (castello distrutto, a poche miglia da Siena); ma non cita il documento che gli servi a 
E tale affermazione. Che invece si tratti di Pietro d’Angelo pittore si può arguire anche 
Mar Ou dai rapporti di Jacopo con Martino di Bartolomeo, sapendosi che quegli tenne nel 1417 
in Tata a battesimo Mattia, figlio di questo maestro (cfr. BORGHESI e BANCHI, Nuovi documenti 
| per la storia dell’arte senese, Siena, 1898, pag. 112). 
riedeva 2 VASARI, Le Vite, ed. Sansoni, II, pag. 110 e seg. Nella stessa pag., nota 1, il Mi- 
EGR lanesi assegna al 1374 circa la nascita di Jacopo, «accettando poi per vero», com’egli 
illa Udi scrive, «ch’egli cessasse di vivere in età di sessantaquattro anni, come in fine dice il 
i orenza Vasari, ed essendo certo l’anno della sua morte nel 1438». 
3 Il VASARI scrisse che Jacopo eseguì il monumento prima del concorso per la se- 
conda porta del Battistero di Firenze (1402), ma contraddisse a quanto egli stesso dianzi 
aveva detto, e cioè che lo scultore, recatosi a Lucca, «quivi a Paulo Guinigi, che n’era 
signore, fece per la moglie, che poco innanzi era morta (1405), nella chiesa di San Mar- 
timo tino una sepoltura » (ed. cit., Il, 112). Il MILANESI, sapendo che nel 1413 Jacopo della Quercia 
Y{ILANI fu a Lucca, suppose che lavorasse la sepoltura intorno a quell’anno. Il Bong1 (op. cit.), 
via alla il RipoLFI (L’arte in Lucca, Lucca, 1882), il CORNELIUS (Jacopo della Quercia, eine kunst- 
VU ARTHA historische Studie, Halle, Knapp, 1896) e CORNEL v. FABRICZY (Arch. storico dell’ Arte, 1897, 
Anas pag. 72) vi assegnano la data del 1406, parendo loro poco verosimile che Paolo Gui- 
nigi, passato in seconde nozze due anni dopo la morte d’Ilaria, abbia atteso otto anni 
some DA a farle erigere il monumento.
	        
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