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sui piedi insenature profonde, fenditure, vuoti per evitare la
pesantezza, il pieno della massa marmorea.
Bernardo Ciuffagni, compagno nelle ricerche tecniche a
Nanni di Banco e a Donatello, compì la sua statua nel 1415,
quasi ad un tempo delle altre di Niccolò Lamberti e di Dona-
tello, due anni e più dopo che Nanni di Banco aveva conse-
onato la sua. * Tutte furon poste innanzi alla facciata di Santa
Maria del Fiore. Appena finito il Sazz Matteo, Bernardo prese
a fare la figura di /osua per il campanile del Duomo; ma,
per essersi assentato da Firenze, la statua fu data a compiere
a Donatello e a Giovanni di Bartolo, detto il Rosso. Egli
tornò corrucciato per il danno e il vilipendio, e lavorò ancora
per Santa Maria del Fiore una doccia in forma di fanciullo
con un otre,” un Santo Stefano, un San Lorenzo, il quale
messo innanzi alla facciata del Duomo, suscitò tanti biasimi
da costringere i soprastanti dell’Opera a toglierlo dalla pub-
blica vista. In ogni modo gli furono commesse due altre statue,
Isaia e Davide (1429), che oggi si vedono, la prima, nella
navata a destra, la seconda, in quella a sinistra della chiesa.
Nella prima Bernardo si sforzò invano di raggiungere gli
antichi compagni, non riuscì che a scolpire lieve la lunga
barba del Profeta, dalle dita adunche e dai contorni del manto
con forti sottosquadri che turbano l’effetto d'insieme. La doz-
zinale scultura non ha quasi riscontro col Davide, dove l’ar-
tista fece sforzi maggiori per non restare nell’ombra: ne fac-
cettò i piani del volto per ottenere la freschezza della model-
latura in creta, ne formò il collo carnoso, gli dette belle mani
per tenere il salterio, benchè più grosse e grasse e meno
sciolte che non in Donatello. La figura rimane fasciata, quan-
tunque il Ciuffagni siasi industriato a piallare le pieghe gonfie
delle vesti, a smussarle, a romperle, e a formare tra piega
e piega leggeri ondeggiamenti della stoffa. Ma anche questa
1 Questa notizia e le altre seguenti sono raccolte da HANS SEMPER, Dondtelia, Op. cit.
2 CHARLES YVRIARTE suppose che l’acquedoccio fosse un bénitier pour le Baptistère ().
Cfr. Etudes sur les lettres et les arts à la cour des Malatesta, Paris, Rothschild, 1882,
pag. 400.
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