Full text: La scultura del Quattrocento (6)

Anni 230 _—_ 
Egli trasformò i personaggi biblici in classici, adattò le 
forme delle antiche statue alla rappresentazione degli avve- 
nimenti sacri, e, come dimostra il Cavaspino clamidato, con 
tanta libertà, che non si riconosce facilmente il tipo da cui 
deriva. Imitando la mossa elegante, l’atteggiamento, il Bru- 
nellesco volle sfuggire il nudo, per il decoro della scena, 
la quale, come già dicemmo, doveva esprimere il contrasto 
del mondo pagano col mistero cristiano della Redenzione 
significato nel Sacrificio d’ Isacco. Non un’imitazione servile, 
bensì quella d’un artista che ha osservato e penetrato, che 
ha assimilato le belle cose vedute, sa renderle a modo suo, 
adatta nelle proprie concezioni uomini e cose d’un mondo 
caduto. Donatello, compagno del Brunellesco nella ricerca 
delle manifestazioni di vita classica, non arrivò da principio 
a una riflessione così originale dell’antichità. Naturalista, che 
non ammetteva limitazioni alle ricerche della verità e del 
carattere, tolse principalmente a prestito dalle statue romane 
il drappeggio dei pallii e, riprodottolo nelle linee generali, 
rese nel particolare la varietà delle stoffe e de’tessuti, le 
pieghe multiple, abbondanti, facili. * 
Non è secondo il vero l’affermazione del Vasari, che il 
Brunellesco venisse a Roma con l’animo deliberato e il pro- 
posito ben definito di restaurare l’architettura antica. Tale 
intenzione poteva supporla il Vasari che vedeva il maestro 
da lontano, predestinato alle grandi cose. Questi però, nato 
nel Trecento, soggetto ancora alle forme gotiche, non poteva 
improvvisarsi novello Vitruvio. E Donatello pure, giovinetto, 
e Romani e d’altre nazioni sono state trafugate e portate € mandate via ». Contro la 
notizia che il Brunellesco venisse a Roma appena finito il concorso, stanno queste: che 
Donatello, compagno del viaggio, alla fine del 1403 era messo nel novero degli aiuti del 
Ghiberti per il lavorìo della porta ; che il Brunellesco il 2 luglio 1404 era matricolato 
tra gli orafi fiorentini. HUGO VON TscHupI (Donatello e la critica moderna in Rivista 
Storica italiana, Torino, 1887) nega il primo viaggio di Donatello a Roma. A parte gli 
indizî che si possono ricavare dalle forme donatelliane, non si può negar fede all’Ano- 
nimo, che scrisse: « Ebbe (Brunellesco) in questa stanza di Roma quasi continovamente 
Donatello schultore, e originalmente v’andaron d’accordo rispetto alle cose di scoltura 
schiettamente e a quelle attendevano continovamente » (FRrEY. op. cit., pag. 75). 
I A. VENTURI, 7 classicismo nella scultura italiana primitiva (Rassegna Contempo- 
ranea, anno I, febbraio 1908, Roma).
	        
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