Full text: La scultura del Quattrocento (6)

2.70 = 
posizione tutta la propria forza drammatica. La Vergine sembra 
parcollare dietro a Giovanni che, copertosi d'un drappo il 
volto, si allontana; e mentre cala nel sarcofago il corpo retto 
da Nicodemo e da Giuseppe da Arimatea, solenni come pa- 
triarchi, scoppia il dolore nei moti convulsi di Maddalena 
divenuta come una furia. Abbiamo qui la prima rappresenta- 
zione del soggetto che Donatello svolgerà poi con tutto l’im- 
peto dell’anima. * 
& e 
Richiamati da Roma, Donatello e Michelozzo si misero 
all’opera per il pergamo di Prato, e nell’agosto, come nell’ot- 
tobre del 1433, attendevano al modello del capitello da gettare 
in bronzo (fig. 154).° Ma certo esso fu cura particolare del 
maestro. Il capitello del pulpito della Cintola pare intagliato 
in pietra preziosa e non gettato in bronzo. Un genietto co- 
ronato il capo, con una ghirlanda stesa da braccio a braccio, 
spunta fuor dall’abaco, invece della consueta rosa, e guarda e 
addita tutta la fioritura del capitello. Due altri genietti si sten- 
dono sulle due volute, dalle quali partono due fasce che fanno 
nastro nel centro, donde si svolgono girari popolati d’amorini 
che tengono festoni, s’arrampicano o si stendono sulle curve 
delle fasce e degli steli. Sul collarino seggono a riscontro altri 
due genî alati, col capo coronato da vitalbe, reggenti un fe- 
stone contesto di frondi d’alloro. Evidentemente l’antichità, 
specie nelle volute ricavate da mensole di archi trionfali, ha 
servito all’artista, che pure sa vestire a nuovo il capitello, col 
profondervi ricchezze e popolarlo di quei piccoli esseri che 
batton le alucce tra le rose con cui terminano i girari e fra 
i triplici baccelli ricurvi. Le rose, come fermagli sbalzati nel 
metallo, ci fanno pensare quanto sia scarsa la flora nell’arte 
I Cfr. SCHMARSOW, Op. cit.; STRZYGOWSKI, Ein neuer Donatello (Zeitschrift f. bild. 
Kunst, XXII, 5). 
2 CESARE GUASTI, op. sudd. Quest’A. sfatò la leggenda che uno dei capitelli di bronzo 
fosse portato via dagli Spagnuoli nel 1512, quando saccheggiarono Prato (la leggenda fu 
raccolta da GIUS. BIANCHINI, Notizie istoriche intorno alla sacratissima Cintola, ecc., I, 
Firenze, 1722, pag. 77).
	        
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