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intanto i compaesani a mandar denaro per le prossime feste,
perchè, diceva, lo scultore « è huomo ch’ogni piccolo pasto
Ca lui assai, e sta contento a ogni cosa»." Le tavole del
pergamo si fecero tuttavia attendere quattro anni, dopo pro-
messe e spromesse, sino con beffe. Nel luglio del 1438 si
murarono finalmente (fig. 155), e si mise a posto il capitello
di bronzo. In vece di Michelozzo, che nel: 1436, il 4 aprile,
passò al servizio del Ghiberti, ’ e, anche prima, in un ordine
però inferiore, aiutarono il maestro gli scultori Pagno di Lapo,
i Maso e Giovanni di Bartolomeo.
Donatello trasse pro dell’antico, facendo tenere agli an-
gioli tutto lo spazio entro i riquadri e toccare sino la cor-
nice superiore, disponendoli in due piani, come si dispongono
le figure negli antichi sarcofagi, fortemente rilevate nel primo
piano. I suoi putti son divenuti più poderosi e gagliardi, con
drappi più trasparenti: danzano, fan la ronda o il salterello,
suonano i cembali o la buccina, ridono e godono. Meno il
riquadro dov’è il suonatore di buccina e si notano teste dei
fanciulli dai lineamenti grossolani, tutto il resto in generale
appartiene a Donatello stesso.
| L’indugio frapposto ad esaudire i voti dei Pratesi prove-
niva dalla necessità dell’artista di adempiere più alti compiti,
quello d’eseguire la cantoria per Santa Maria del Fiore, allo-
gatagli poco dopo il suo arrivo da Roma, nel luglio del 1433.
Nel ’35 gli si somministrano marmi; nel ’38 gli si dànno pa-
recchi compensi per il lavoro compiuto alla fine dell’anno
seguente. $
Nella cantoria del Duomo di Firenze (fig. 156 e 157), ora’
nel Museo dell’Opera, Donatello sfuggì la divisione a scom-
parti, e fece saltare i putti dietro le colonnine come in un
aperto loggiato. Quelli che stanno dietro sono abbassati al-
quanto sotto la linea degli altri davanti, e par che l’aria circoli.
I CESARE GUASTI, op. sudd.
2 C. v. FABRICZY, Michelozzo di Bartolomeo, op. cit.
3 Regesten Donatello’s in SEMPER, op. cit., pag. 285 e seg.
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