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faunetto suona le tibie sul disco; nel mezzo, un putto alla
corsa. Dalla parte incassata del pilastro escono per un tratto
dal vivo del muro le foglie che ne rivestono i riquadri. Altre
parti dell’altare si trovano qua e là: uno segato a sinistra,
al principio dell’incurvarsi del coro e dell’ambulacro; un
pezzo d’un altro a destra, a riscontro di quello. Nel riquadro
superiore del primo, un angiolo ricciuto tiene con ambe le
mani un vaso pieno di fiori, e sta diritto sopra un disco;
nel tondo mediano, un amorino. Il secondo fu rifatto nella
parte superiore, così che dell’originale restano soltanto due
gambe ignude sopra una base limitata da due delfini, posta
sopra un plinto su cui è distesa una figura nuda: nel tondo
di mezzo è uno de’ soliti amorini. Infine un frammento di
antico pilastro, accorciato perchè troppo lungo, si vede a rap-
pezzi nel pergamo a destra, 1à dove un fanciullo erculeo sta
sopra il labbro d’un vaso, e un amorino entro lo spazio cir-
colare del mezzo.
Tutti questi frammenti di pilastri usati da Matteo Car-
nero appartengono all’altare di Donatello. Ne fanno fede i
bassorilievi indicati dov’è tanto sapore donatelliano e tanto
amore per l’antico. Benchè eseguiti da altra mano, il suo
disegno è evidente; e basti osservare le parti che il Carnero
eseguì a imitazione di quelle donatelliane inserite, per accor:-
gerci della differenza enorme di tempo, di forma e di spirito.
Con quelle ‘parti sconnesse, segate, rifatte, possiamo rico-
struirci idealmente l’altare del Santo, che dovette essere di
una solennità senza pari. Tutta la Lombardia, tutto il Veneto,
tutta l’Emilia s’inchinarono innanzi all’opera maestosa. La
nuova fede dell’arte trovò in essa il suo sacrario. Più che dai
modelli dello Squarcione, la pittura trasse da Donatello la
monumentalità; e la scultura rinnovata, come consacrata dal
Grande, a Venezia, in Dalmazia, a Verona, a Mantova, a
Ferrara, si volse a ripetere il suo verbo. Gli angioli mene-
strelli dell’altare del Santo si sparsero da per tutto: a Padova
ritornano nel monumento Roccabonella, a Verona di qua e