dena e di Ferrara. Si convenne il termine di un anno, il
prezzo in fiorini dugento; e Donatello, avuto un acconto,
intraprese un’escursione nelle montagne modenesi in cerca
di pietre per il basamento della statua onoraria. Ma nono-
stante le promesse, replicate anche il primo di marzo 1453,
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non si fece più vivo coi Modenesi.
Alla fine del 1453, eretta la statua del Gattamelata, rice-
vuto ogni avere dagli eredi del condottiero, Donatello parti
da Padova. ° Qualche anno dopo, il 14 aprile 1458, Leonardo
Benvoglienti scriveva all’Operaio del Duomo di Siena: « sa-
luti el maestro delle porti », e soggiungeva: « E veramente
bene atto a farvi grande honore; e così m’avesse creduto
misser Mariano (già rettore del Duomo) che già 4 anni ve
lo menavo da Padova: avendo esso grande affectione d’es-
sere a Siena, per non morire fra quelle ranocchie di Padova;
che poco ne mancò. Siavi raccomandato che merita ogni
bene ». ? Quattro anni prima di quella lettera, nei primi mesi
del ‘54, Donatello quindi lasciò il secondo teatro della sua
gloria. Nel marzo del 1456 era a Firenze; * non è noto
dove e a quali opere attendesse nei due anni che corrono
dalla partenza da Padova. Secondo il Vasari, fu a Venezia
ove « lasciò in dono alla nazione fiorentina, per la loro cap-
1 CAMPORI, Gli artisti negli Stati Estensi, Modena, 1855. — A. VENTURI, La scul
tura emiliana nel Rinascimento (Archivio storico dell'Arte, 1899). — BERTONI e VICINI,
Donatello a Modena (Rassegna d'Arte, V, Milano, 1905, pag. 69-72).
2 Di lavori eseguiti da Donatello, prima di partire dal Veneto, darebbe contezza una
lettera di Maffeo Vallaresso, arcivescovo di Zara (nel cod. PBarberiniano 29, 153, ora
Vatic.-Barber. lat. 1809, p. 309) scritta a Ermolao Barbaro, vescovo di Treviso, con la
quale lo pregava di far fare da Donatellò disegni di «feste romane », instar illarum quas
in palatio vestro ipse depinxit. La lettera è scritta « ex Hyadra, pridie nonas novembris »;
e sta fra altre del Vallaresso dell’anno 1453. Tale notizia è stata riportata da parecchi,
e per ultimo da A. GotTTHoLD MEYER (op. cit., pag. 105); ma C. v. FABrICZY ha osser-
vato (L’Arte, 1993, pag. 373) che la notizia stessa non può riferirsi a Donatello, bensì a
Donato Bragadin, pittore che fiorì tra il 1438 e il’73. Ma dubitiamo assai di questa ipo-
tesi. Ci par difficile che il pittore ritardatario disegnasse /este romane; e del resto l’ar-
civescovo di Zara parla di Donatellus !
3 MILANESI. Documenti cit., II, pag. 209.
4 MARCO FANTUZZI, Monumenti Ravennati dei secoli di mezzo, Venezia, MDCCCI,
pag. 187. È riportato un documento del 24 marzo 1456, col quale Donatello elegge a suo
procuratore Francesco di Simone ravennate, per esigere denaro dovutogli per figure e
ornamenti dell’altare del Santo.