ai si elevino verso l’Agnello di Dio, il quale guarda in giù be-
nedicente, senz’aria di dominatore, invaso da tristezza che
rende lenti i suoi moti.
Desiderio da Settignano fu lo scultore dell’infanzia. Bene
lo dimostra il fregio di cherubini nella cappella Pazzi, in
Santa Croce a Firenze, con tutte quelle testine quadrialate
entro tondi: un cherubino ride, come al vedere uno spettacolo
strano per lui; un altro sta imbronciato col musetto serio e le
labbra ad arco; un terzo par che senta il solletico e ritragga
la testa tra le ali; un quarto si lamenta come se gli fosse tolto
un giuoco di tra le mani; un quinto grida e piange, ecc. Tutti
que’ volti sono grassocci, dalle guance fiorenti, dal mento dop-
pio; tutte le testine sporgono arditamente come da un gu-
scio, coi capelli fini di seta, incrociando le alucce; e chi sta
insonnolito, e chi volge il musetto birichino all’insù. Il fregio
del portico della cappella Pazzi fu, secondo l’Albertini, ese-
guito da Donatello e da Desiderio; e si è notato lo stile di
quegli nell’ardimento dei tratti fisionomici, nel modo con cui
s’aprono le bocche e in quello particolare di sprofondarsi del-
l’occhio per la soppressione dell’iride. Eppure, benchè Do-
natello non sia certo estraneo alla concezione di quelle vaghe
testine, la esecuzione spetta interamente a Desiderio, tanto
per la grande conformità di tutte, quanto per le guance pie-
notte, le carni tenere, le dolcezze proprie de’ suoi fanciulli,
simili del resto ad altri che spuntano tra gli ornamenti della
tomba del Marsuppini, ad esempio, per il modo di forare
talvolta gli occhi per la indicazione dell’iride.
Nei busti, e maggiormente in quello di San Giovannino,
Desiderio da Settignano espresse la sua tenerezza per i fan-
ciulli. Il busto a bassorilievo del Museo Nazionale di Firenze
(fig. 269), attribuito sin qui a Donatello, è un capolavoro di
Desiderio. Nella testina del fanciullo egli ha reso l’ideale
ji del patrono di Firenze, della Città del Battista, traducendo
Ore la laude toscana che lo additava piccolino andar verso il de-
«e serto, ‘« gire di selva in selva, in: prati e:‘’n: boschi v: Nel
ATO