Full text: La scultura del Quattrocento (6)

ai si elevino verso l’Agnello di Dio, il quale guarda in giù be- 
nedicente, senz’aria di dominatore, invaso da tristezza che 
rende lenti i suoi moti. 
Desiderio da Settignano fu lo scultore dell’infanzia. Bene 
lo dimostra il fregio di cherubini nella cappella Pazzi, in 
Santa Croce a Firenze, con tutte quelle testine quadrialate 
entro tondi: un cherubino ride, come al vedere uno spettacolo 
strano per lui; un altro sta imbronciato col musetto serio e le 
labbra ad arco; un terzo par che senta il solletico e ritragga 
la testa tra le ali; un quarto si lamenta come se gli fosse tolto 
un giuoco di tra le mani; un quinto grida e piange, ecc. Tutti 
que’ volti sono grassocci, dalle guance fiorenti, dal mento dop- 
pio; tutte le testine sporgono arditamente come da un gu- 
scio, coi capelli fini di seta, incrociando le alucce; e chi sta 
insonnolito, e chi volge il musetto birichino all’insù. Il fregio 
del portico della cappella Pazzi fu, secondo l’Albertini, ese- 
guito da Donatello e da Desiderio; e si è notato lo stile di 
quegli nell’ardimento dei tratti fisionomici, nel modo con cui 
s’aprono le bocche e in quello particolare di sprofondarsi del- 
l’occhio per la soppressione dell’iride. Eppure, benchè Do- 
natello non sia certo estraneo alla concezione di quelle vaghe 
testine, la esecuzione spetta interamente a Desiderio, tanto 
per la grande conformità di tutte, quanto per le guance pie- 
notte, le carni tenere, le dolcezze proprie de’ suoi fanciulli, 
simili del resto ad altri che spuntano tra gli ornamenti della 
tomba del Marsuppini, ad esempio, per il modo di forare 
talvolta gli occhi per la indicazione dell’iride. 
Nei busti, e maggiormente in quello di San Giovannino, 
Desiderio da Settignano espresse la sua tenerezza per i fan- 
ciulli. Il busto a bassorilievo del Museo Nazionale di Firenze 
(fig. 269), attribuito sin qui a Donatello, è un capolavoro di 
Desiderio. Nella testina del fanciullo egli ha reso l’ideale 
ji del patrono di Firenze, della Città del Battista, traducendo 
Ore la laude toscana che lo additava piccolino andar verso il de- 
«e serto, ‘« gire di selva in selva, in: prati e:‘’n: boschi v: Nel 
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