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“a ciate, scalpellò senza le sottili increspature la tunica, attaccò
‘Ra al dorso dell’angiolo le ali non più pronte al volo. Il taglia-
pietra volgare si è poco giovato degl’insegnamenti di Dona-
tello: appiana, sforacchia, fa sottosquadri ai marmi, che re-
stano scalpellati a fatica e ignobili. Nè il rilievo (fig. 279),
che fece poi, dopo la beatificazione di San Bernardino (1452),
mostra Urbano sotto migliore aspetto : l’angiolo che pro-
Fig. 280 — Siena, San Francesco. Urbano da Cortona: Sepolcro di Cristoforo Felic .
tende la corona sul capo del santo è di una goffaggine estrema,
tutto rannicchiato nell’aria; gli angioli ai lati escono da calici
di fiori come da bocciuolo metallico di lampadario; il toro
evangelico in alto è mostruoso. Nè infine ci appare rinnovato,
anche dopo molti anni, dopo riveduto e assistito Donatello
a Siena, quando eresse il monumento di Cristoforo Felici, in
San Francesco (fig. 280), formato da una cella rettangolare, col
defunto entro disteso, retta da pilastrini, sui quali si innalza
la trabeazione, con l’alto fregio adorno da genietti volanti
che tengono corone. Questi biforcano le gambe legnose, entro
le corone stanno enormi maschere, il defunto con lucco
VENTURI, Storia dell’ Arte italiana, VI. :
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