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diverse figure di rilievo, e compì l’opera lasciata interrotta
da Niccolò, cioè le cinque statue in bronzo della Cattedrale
ferrarese.” Nel 1467 attese con ogni cura alla decorazione
in istucco dell’anticamera del palazzo di Schifanoia, del cor-
nicione e del ricco soffitto con le imprese del Duca Borso.
È questo il lavoro principale che rimane dell’artista, benchè
lunga e operosa sia stata la sua vita, ritrovandosi anche nomi-
nato nel 1490, a proposito di ornamenti dei forzieri nuziali
dipinti da Ercole de’ Roberti per Isabella d'Este.’
Forse a Domenico di Paris appartiene anche la porta
del palazzo di Schifanoia, dove sono putti con le chiome a
zazzera che reggono vasi strigilati alla donatelliana, ed anche
putti musicanti, e cornucopia a squame; e forse egli fece la
Madonna ih terracotta nel piano terreno dell’Ateneo, e dette
l’esemplare del fregio nel cornicione della chiesa di San Fran-
cesco, dove alcuni angioli tengono un disco inghirlandato
con l’immagine del Santo. Nel peduccio del primo pilastro
a sinistra della porta sta scolpita in pietra la forma ti-
pica, che si ripete in terracotta, senza più la nobiltà di quel
saggio.
D’un maestro contemporaneo a Domenico di Paris, il me-
daglista Marescotti,® si cita il busto di Giovanni da Tossi-
gnano, fondatore dell’Ospedale ferrarese di Sant’Anna ;* ma
per il forte rilievo e la pienezza del tondo conviene asse-
gnarlo a tempo posteriore.
A Bologna infine, dietro il coro della chiesa dei Servi,
è la Madonna adorante il Bambino in culla riscaldato dai
due animali, e San Giuseppe, quali si vedono in due stucchi
del Museo di Berlino,” assegnati alla scuola di Donatello.
I Vedi pag. 191-197 antecedenti.
2 A. VENTURI, L’Arte a Ferrara nel periodo d Ercole 1 d'Este (Atti e Mem. della
R. Dep. di Storla Patria per le prov. di Romagna, Bologna, III serie, vol. VII, fasci-
coli III-VD).
3 Sul Marescotti cfr. ALoiîss HgEIss, Les médailleurs italiens de la Renaissance,
Paris, Rothschild.
4 BURCKHARDT-BODE-FABRICZY, Der Cicerone, ed. cit, Il, pag. 483.
> Cfr. riproduzioni nello SCHUBRING, Donatello, pag. 168.