Full text: La scultura del Quattrocento (6)

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sellino;, ma a Napoli, in Monteoliveto, avesse trovato gli 
elementi vivificatori. Nel detto monumento vedesi tuttavia 
il marmo lavorato a fatica, meno che ne’ putti con gli scudi 
e nella bambina, figlia di Maria Camponeschi, morta di quin- 
dici mesi, ritratta distesa sotto il sepolcro materno. Nelle 
carni lustre e ne’ drappi lisciati della bimba l’artista mise ogni 
cura; nei putti S’avvicinò agli esemplari nobilissimi del Ros- 
sellino (fig. 431); ma nel collocarli di qua di là del sarcofago, 
nel distendere la bambinetta e nell’addossare il piccolo sarco- 
fago di lei al basamento, mostrò di volere strafare, di non 
contentarsi delle linee solenni del monumento romano. Nel 
resto, facendo le statue delle nicchie de’ pilastrini laterali, 
ripetè i suoi tipi consueti; e il Battista rammenta il San Se- 
bastiano intagliato in legno, anche per i riccioloni che fan 
corna sul capo. Tutte le figure de’ Santi avanzano una gamba, 
che è più lunga dell’altra indietro, così come nel Sazn Se- 
bastiano suindicato. A parte ciò, il monumento è l’opera più 
eletta del maestro, specie per la dolcezza che spira dalla 
figura dormiente di Maria Camponeschi (fig. 432). 
In Roma, il solo monumento che ha affinità con quello, 
e che anzi per molti particolari lo ricorda, vedesi in Santa 
Sabina dedicato al Cardinale Del Monte (% 1483). 
Ad Aquila, nella chiesa di San Bernardino, è il mau- 
soleo per il corpo del Beato senese (fig. 433), morto in quella 
città, opera affidata nel 1500 a Silvestro, ma non si riesce 
a riconoscere quasi alcuna traccia di lui, sia perchè a quel 
tempo egli dovette aver subìto modificazioni notevoli nel 
fare, sia perchè molti dovettero essere gli aiuti della sua 
bottega. Ancora nel Battista d’una nicchietta a sinistra può 
notarsi la reminiscenza, diciamo così, fisionomica, del Sa7z Se- 
bastiano in legno e del San Giovanni del monumento Cam- 
poneschi; ancora nei cherubini alati, che spuntano fuor dalle 
nubi sulle quali siede la Vergine, si rivedono le dolci testine 
formate su quelle del Rossellino. A Roma, alla fine del ‘400, 
l’Ariscola aveva trovato un mutamento sensibile di forme,
	        
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