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guito, si compiace delle forme ignude, e par che egli non
tragga tutto fuori con lo scalpello dal marmo, bensì formi
in cera, abbassando con un dito, infossando, ammaccando la
malleabile superficie.
Sei sono le storie dell’altare, di marmo di Carrara. Nella
prima, San Savino, orando in una solitudine presso il paese di
Fusignano, riceve ordine di recarsi ad Assisi per predicare
il Vangelo (fig. 461). Nella seconda, predica nella chiesa
d’Assisi: la folla sta in gran parte seduta e ascolta, a destra
le donne, a sinistra gli uomini; le vecchie si vedono a tergo,
curve, insaccate nelle vesti; le giovani, parte, come assorte,
lasciano cader le braccia sul grembo, parte innalzano la
fronte al Santo che le rapisce. Tra gli uomini, un vecchio
con le mani sulle ginocchia incantato, curvo per meglio
sentire il suono delle parole; altri con il capo poggiato ad
una mano, con le braccia conserte al petto o accerchiate alle
ginocchia; un fanciulletto ritto sulla base d’una colonna,
abbracciato a questa, protende il visino curioso. Così Bene-
detto da Maiano rese potentemente l’attenzione secondo
l’indole e l’età.
Nella terza storia rappresentò Savino, in compagnia di
due diaconi ritratti vivamente dal vero, condotto ad un’ara
su cui sta un grazioso Cupido con un globo in pugno; e
il Santo è in atto di gettare a terra l’idolo. Nella quarta
storia si taglian le mani a Savino sul piedistallo ov’era la
divinità pagana. Nella quinta, il martire restituisce la visita a
Prisciano nipote della matrona Serena. Nella sesta, il Santo è
lapidato: non si vede il volto, perchè egli è caduto bocconi,
baciando la terra; nel fondo, un contadino con l’aratro ti-
rato da buoi solca il loto de’ campi. In quei buoi, nelle rupi
del fondo si nota come Lorenzo Ghiberti abbia fornito gli
esemplari a Benedetto da Maiano, il quale però da quella fonte
passò ad attingere all’altra del Rossellino, e a segnare
sempre più francamente la propria individualità nel pergamo
in marmo di Santa Croce (fig. 462), allogatogli da quel Pietro