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egli scrisse, « di fare libri in lettera di forma »; e due incu-
nabuli della Biblioteca di Parma, usciti dal laboratorio dei
fratelli Matteo e Bartolomeo Civitali, dimostrano l’attività
del nostro artista come stampatore. Domenico Bertini, il pro-
tettore di Matteo che gli ottenne l’esenzione dai dazî per la
carta da stampa e il trasporto de’ libri, gli affidò, due anni
dopo, l’esecuzione del proprio sepolcro nella crociera della
Cattedrale di Lucca. Il busto dell’ordinatore in quella tomba
è forte e degno di esser messo a pari con quello di Pietro
Mellini di Benedetto da Maiano; ma come mensole stanno
nel monumento quattro cranî. Lo spirito umanistico aveva
messo in disparte i simboli della morte; eppure nè le spe-
ranze cristiane, nè l’umanistica filosofia tolsero a Matteo Ci-
vitali di collocare il sepolcro come in mezzo a un cimitero.
Da per tutto egli vedeva sostituirsi ai lugubri segni la festa
degli angioli, la pioggia de’ fiori, l’oasi della pace e della
beatitudine; ma di fantasia meno aperta e men viva, si attaccò
all’idea della morte.
Lo scultore di poca levatura si manifesta anche nella
Madonna detta della Tosse (fig. 475), seduta su uno scanno
intagliato, in atto di premere al seno gonfio di latte il divin
Bambino. Di grandezza naturale, in altorilievo, la Vergine
è una nutrice matura d’anni, e Gesù un fanciullone che
già potrebbe correre liberamente. Invano Matteo dette a
Maria il nobilissimo seggio con ornamenti d’oro, e la invi-
luppò nell’ampio manto: la Madre di Dio rimane una balia
sonnolenta, il fanciullo un grosso poppante. I lineamenti
della Madonna sono di taglio crudo, le mani carnose, le
pieghe del manto compresse sul corpo, infossate artificio-
samente. Nè Matteo fu più felice nella rappresentazione del
Redentore. Quello che eseguì per un’edicola nella sagrestia
di Lammari presso Lucca, indicante con la sinistra il sangue
che sgorga dalla ferita del costato e vien raccolto dalla
destra in un calice, ha la testa cadaverica, con i muscoli
tirati, le labbra semiaperte.
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