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stro Filippo di Domenico da Venezia, oltre notevoli opere
nel palazzo Malatestiano (1416-1421), * esegui il monumento
di Paola Bianca Malatesta, disponendo sulla tomba l’altare,
come si soleva fare a Venezia (fig. 3). In alto, sotto gotiche
archeggiature, su d’una mensola, vedesi inalberato il Cro-
cefisso; su altre mensole prossime, di qua e di là dalla croce,
la Vergine e San Giovanni, quindi a riscontro San Fran-
cesco e San Domenico; sulle mensole ultime, a sinistra
l’Arcangelo, a destra l’Annunciata, immancabili allora in
ogni ancona d’altare, in ogni monumento chiesiastico. In
tutto questo si scorge come Filippo di Domenico. da
Venezia s’attenesse alle forme dei Dalle. Masegne, senza
poter renderne tuttavia la terribile gagliardia e la ferrea
struttura.
Al principio del secolo Xv dunque a Venezia l’arte dei
Dalle Masegne aveva in sè la maggior forza d’espansione.
Poche tracce invece abbiamo della scultura veronese, che
nell’età romanica tenne per tutta l’Italia settentrionale il
campo, perduto poi nel ’300 e più nel ‘400. Ancora qualche
figura dalla faccia tonda e larga, a Padova, nella pietra tom-
bale di Pier Paolo da Venezia eremitano (7 1428), ora nella
sagrestia della chiesa degli Eremitani; a Venezia, nelle figu-
rette delle basi degli stipiti della porta della cappella a si-
nistra, in San Marco (l’uomo sull’albero della vita, un legu-
leio con una borsa, un suonatore di mandòla con zampe
leonine, un soldato con zampe di maiale), e nel sepolcro
del doge Michele Steno (7 1430). Con riminiscenze di forme
veronesi lavora un tagliapietra nell’altare dell’atrio della cap-
pella del beato Luca Belludi, nella chiesa del Santo; Anto-
nino di Niccolò da Venezia, ritardatario, nell’/ncoronazione
del Duomo (1448!) e nell’altare in San Lorenzo di Vicenza;
Pace da Vicenza, nella lunetta della porta dello stesso San
Lorenzo (fig. 4); e infine anche l’autore del busto di Jacopo
1 GIUSEPPE CASTELLANI, Il palazzo Malatestiano in Fano (Rassegna bibi, dell Arte
italiana, a. 1, pag. 134).