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scuola Francesco del Cossa, si modificò ancora, come si
scorge nella Madonna di Piazza (fig. 513), che nel 1478 fu
posta nella facciata del palazzo degli Anziani. Così trasfor-
mato si riconosce a fatica il plastico di Santa Maria della
Vita nel grandioso bassorilievo, e nella mensola con le
eleganze di Francesco di Simone da Fiesole. Poc’altro lasciò
di sè: l’aquila sulla porta maggiore di San Giovanni in Monte;
la lapide sepolcrale in marmo di Domenico Garganelli, già
in San Pietro di Bologna, ora nel Museo Civico (fig. 514):
questa benchè moltò consumata, non ricorda, come si è detto,
Jacopo della Quercia, ma ancora un modello nordico, specie
nella inferriata su cui riposa il defunto. Quindi ben poco ci
rimane delle opere di Niccolò; l’Arca stessa di San Dome-
nico fu compiuta dopo la sua morte.
Ciò basta tuttavia a collocare assai in alto l’artista che
parve strano, fantastico, rude a’ contemporanei; che, chiuso
in un convento, lavorò l’Arca di San Domenico e morì il
2 luglio 1494 in miseria, dolendosi di non aver tra le mani
le sue sculture per metterle in pezzi." «Ru il più degno
scultore che si trovasse », scrisse Fileno dalle Tuate. ?
Sotto l’influsso di Niccolò pugliese, esordì Guido Mazzoni
modenese, ° che nelle sue Pietà dette l’espressione genuina,
! Sono perdute dell’artista: due figure eseguite tra il 1491 e il 1493 per San Dome-
nico, una di questo Santo, l’altra del Beato Alberto Magno ; una statua di San Giovanni
che fu venduta in Ispagna, secondo i cronisti bolognesi; un’ Adorazione de’ Magi e un’ An-
nunciazione eseguita nel 1492 per Santa Maria Maddalena in San Donato a Bologna.
Furono attribuite all’artista: una Madonna a tutto tondo nel cortile del Palazzo Grassi,
oggi Tribunale militare (attribuzione abbandonata dal Bode stesso che la propose) ; la can-
cellata della cappella de’ notai in San Petronio (1483), opera di fattura debole; la Pietà
in San Petronio, attribuitagli erroneamente dal MASINI (Bologna perlustrata, 1, 3); la
statuetta di San Bernardino nel Kaiser Friedrich’s Museum (un po’ grossamente e soni-
mariamente intagliata per essere di Niccolò); le due statuette dei Santi Pietro Martire
e Bernardino nel Museo di Faenza (cfr. SCHUBRING cit. nella bibl. al principio del pa-
ragrafo), che sono l’opera invece d’un volgare e materialissimo tagliapietra; il San Ber-
nardino tra due angioli nella porta della cappella di San Bernardino ad Assisi (SCHUBRING
sudd.), che non ha assolutamente nulla a che fare con Niccolò da Bari; un cancello
nella chiesa d’Altamura, pure male assegnato al maestro.
2 Ms. citato dall’ALDOVRANDI (op. cit., pag. 181).
3 Bibliografia su Guido Mazzoni:
A. VENTURI, Di un insigne artista modenese del secolo XV in Arch. stor. ital.,