Full text: La scultura del Quattrocento (6)

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che si chiesero ai maestri delle rive del Reno e della Senna 
disegni e programmi di lavoro, incapaci, com’erano, a detta 
di cittadini milanesi, Marco da Carona monetario e Antonio 
da Paderno fabbro ferraio, ipigneri del Duomo, a condurre 
la costruzione gigantesca, tanto diversa da quelle che fino 
a quel tempo erano nate a Milano. ’ 
Con gli architetti stranieri discese nella capitale lombarda 
uno stuolo di scultori che godettero più tranquillità di quelli. 
Con Niccolò de Bonaventuris forse venne da Parigi Lodo- 
vico de Roy o le Roy, cui si consegnarono il 29 maggio 1389 
tredici scalpelli. L’opera che gli è attribuita con la mag- 
giore incertezza è la Pietà del retrocoro, stentata e dura, 
non attestante certo, quando gli appartenga, della valentia 
di lui, nè di molti colleghi, cui si assegnò, quali Giovanni 
Brofender, Giovanni Farnech e Pietro von Vin o da Um. 
Qualche anno dopo (1393), Annex Marchesem o Martesem 
e Pietro di Francia, boni magistri a figuris, s’aggiunsero 
alla schiera degli scultori del Duomo; e più tardi il francese 
Rolando de Banilia (1398), Jacques Còne di Bruges, Pietro 
e Walter Monich (1404), ecc. Anche nella scultura vi fu 
tuttavia dissidio tra l’arte indigena e la straniera, e se ne 
ha una prova nella deliberazione presa da Giacomo da Cam- 
pione e Giovannino de’ Grassi, davanti all’Arcivescovo di 
Milano, il 5 agosto 1393, d’abbellire semplificandoli i disegni 
fatti da Giovanni di Fernach per la porta della sagrestia 
meridionale. In ogni modo, s’affermava il gotico d’oltralpe 
nelle foglie spinose dai lobi geometrici; ne’ doccioni con i 
I Annali della fabbrica del Duomo di Milano dall’origine fino al presente, 1, Mi- 
lano, 1877; UGo NEBBIA, La scultura del Duomo di Milano illustrata a cura della Am- 
ministrazione della fabbrica, Milano, Hoepli, MDCCCCVIII. Tra i maestri stranieri [?] 
che vissero a Milano va noverato il pittore Giovanni Alcherio, che fu in quella città 
anche prima del 1382, anno in cui si ridusse a Parigi, ove scrisse il trattato De coloribus 
diversis (Mrs. MERREFIELD, Original Treatises dating from the XIIth to XV1IIth Cen- 
tury on the Art of Painting, 1, London, 1849). Notiamo che, tra i cittadini milanesi che 
dal 1387 soprintendevano ai lavori della Cattedrale, furono molti di nome Alcherio; 
nel 1391, nel 1400 e in seguito sino al 1407, troviamo Giovanni. Ritornò in Francia 
nel 1410, e corresse in più luoghi il trattato già scritto secondo le informazioni avute 
da Jacobus Cona di Bruges. 
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