in alto a spira per empire il fondo; la Samaritana, in
parte nascosta dal primo piano roccioso con un alberello
nano (per il tentativo dell’artista di dare profondità alla
scena), * curvasi verso il Nazzareno e ascolta. Nonostante
certo naturalismo della donna grossolana e la ricerca del-
l’effetto pittorico, pare che l’artista sia incapace di determi-
narne con lo scalpello le forme, o meglio che rimetta al
pennello e ai colori di determinarle appieno. Fors’anche
egli si contentò che il su/fitiente laboratore, di cui trasse
pro, * gli abbozzasse nel marmo la sua invenzione, e si riservò
di dare l’eximia subtilitas, la minutezza sua propria, per
mezzo della pittura che il tempo ha cancellato da quelle
superficie scolpite, come dalle porte delle sagrestie, pure da
Giovannino de’ Grassi messe a oro e a colori.
L’influsso straniero che arriccia le forme di Giovannino
de’ Grassi si manifesta maggiormente in altre opere, ove con
tutta probabilità non fu estraneo, le sopraporte della sagre-
stia meridionale e aquilonare del Duomo. La prima, come
dicemmo, disegnata da Giovanni Fernach, nel 1393 fu mo-
dificata da Giacomo da Campione e da Giovannino de’ Grassi,
e compiuta nel 1395; la seconda, eseguita nella parte supe-
riore da Giacomo da Campione, fu condotta a termine circa
al tempo stesso.’ Nel tabernacolo superiore, dove appare
l’Eterno portato dagli Angioli in una mandorla raggiante,
circondata da angioli musicanti, dalla Vergine, dal Battista,
da Apostoli e Santi, vedesi l’arte intedescata di Giacomo
da Campione che sì firma: TACOBVS + FILIVS : SER.
ZAMBONINI: DE -CAMPILIONO: FABRICAVIT- HOC:
OPVS. La mandorla con raggi a mo’ di lingue. di. fuoco
spezzate, la grossa corona imperiale dell’Eterno, le ali ferree
degli angioli, il cartello calligrafico di uno d’essi, sono tutti
materiali che sembran battuti sull’incudine, in rame sbalzato.
I PIETRO TOESCA, Michelino da Besozzo e Giovannino de’ Grassi (L'Arte, 1995
pag. 330 e seg.).
2 NEBBIA, Op: cit, pag. ro.
3 NEBBIA, op, cit.,; pag. 225 e seg.
AO