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lunetta, teste di Profeti entro quadrilobi, duramente con-
dotte, metalliche, con drappi tirati, con barbe a liste. di
ferro. Ben sì vede come ai due maestri dovesse sembrare
farraginosa, complicata la sopraporta della sagrestia meri-
dionale, disegnata dal Farnech; e come vi aggiungessero
sull’architrave quadrilobi con testine per far riscontro alla
sopraporta loro. Ma alla fin fine tanto quella quanto l’op-
posta da essi lavorata pastano a conchiudere sulla debolezza
de’ primordi della scultura nel Duomo di Milano, di quel-
l’arte accattata e informe de’ Lombardi che, lasciate le tradi-
zioni in decadenza del pisano Giovanni di Balduccio, cercarono
2a tentoni forme pittoriche, effetti decorativi, naturalistiche
determinazioni, più libertà e più vita. Ancora non erano
andati del tutto dispersi gl’insegnamenti di Giovanni di
Balduccio, ch’ebbe tanto seguito in Lombardia per tutto il
Trecento; e ne sono una prova l’altar maggiore in Sant’ Eu-
storgio, * alcuni monumenti in San Marco di Milano, e
anche, se vuolsi, il tardo capitello votivo della piazza grande
di Cantù, dove si vede, tra le altre figure, una Madonna
che tiene sotto il manto una nidiata di bambini. *
Più eruditi e più esperti furono Pietro di Francia e Annex
îMarchestem, doni magistri a figuris, che lavorarono proba-
bilmente alcune mensolette figurate del primo ordine di
statue delle finestre della crociera e delle sagrestie, formate
da Profeti, da lanzi (figg. 13 e 14), da putti. tra rami d’al-
beri, sostenenti un gran libro aperto sul capo. In alcune
delle mensolette ebbero parte Giacomo da Campione e Gio-
vannino de’ Grassi, ma altre hanno una sicurezza di esecu-
zione e un’impronta straniera così decisa nelle teste e nella
decorazione, da moverci ad attribuirle a Pietro di Francia e
I A. VENTURI, Storia dell’ Arte italiana, IN, 1995.
2 Cfr. CARLO ANNONI, Monumenti e fatti politici e religiosi del borgo di Canturio e
sua pieve raccolti ed illustrati, Milano, G. Ferrario, 1835. Il monogramma di San Ber-
nardino sul capitello monumentale ci fa credere alla tardività di esso. Per lo studio di
opere d’arte lombarde cfr. D. SANTE MONTI, Storia ed arte nella provincia e diocesi di
Como, Como, Ostinelli, 1902.