SO >
con la prigione un'alta tribuna, dove sono nicchie tra i epit:
pilastri, e statue nelle nicchie. Una delle statue porta una gue
colonna, allegoria della Fortezza. Sono queste le immagini ai fl
che fecero additare il Frate sagrificante nella cappella Nic- sulla
colina ai falsi dei, * mentre la scena è semplicemente bella
di quel sentimento storico che l’osservazione de’ monumenti
di Roma avvivò nell’arte del pio artista. Ai piedi del mura.
glione di quella tribuna con nicchie e statue, San Lorenzo, Tom
steso sulla graticola in atteggiamento di gladiatore caduto, nm
così come si vedono rappresentati i martiti sin dal tempo l’ani
bizantino, protende la destra verso il tiranno, che guarda dal-
l’alto della tribuna, e gli grida: assu est, versa et manduca.
Finita la cappella Niccolina, probabilmente a mezzo del-
l’anno 1449, ° Fra Giovanni tornò a Fiesole, nominato per tre
anni priore del convento. Nel 1452, di primavera, si recò a il
Prato per le trattative, abbandonate poi, con la fabbriceria A
di quel Duomo per affreschi da eseguirsi nel coro. Fra il 1450 (op. ci
e il ‘52 condusse probabilmente, come abbiamo detto, il neo
gran quadro di San Bonaventura al Bosco, nella chiesa ur
dell’Osservanza presso il Mugello, e diresse la pittura degli con qi
armadî nella cappella della Nunziata fatta costruire da Pietro bi
de’ Medici, disegnando nell’ultimo scomparto la ruota sim- niamo
bolica cui è legata la gentile adolescente che tiene lo scudo se
ove son le parole LEX AMORIS, uscita dal mondo del Beato wi
Angelico, ove virtù traspare da beltà, ove l’arte del pittore si Sitzur
eleva come lenta salmodia al cielo. La scala veduta in sogno a
da Giacobbe, ove gli angioli biancovestiti salivano di grado i
in grado, fu veduta e figurata dall’artista che i posteri chia- delle
maron Beato. pe
Tornato a Roma, trovò nel 1455 la morte, e fu sepolto cn
in Santa Maria sopra Minerva, dov’è la pietra tombale che vola
ne mostra l’immagine come ischeletrita, e il frammento di e
d’arte
in der
1 E. MUNTZ, Les Précurseurs de la Renaissance, Paris, 1882. e i
2°R. PAPINI, ifì. L'Arte, fasc. 2 del 1910.