Full text: La pittura del Quattrocento (7, Parte 1)

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i Come di Baviera, e gli affreschi di quella data all'incirca, nel coro 
nia di della Collegiata di Castiglione d’Olona. Nel 1424 dipinse 
ì, chia. ad Empoli, e si hanno suoi affreschi in una lunetta, a 
gli tu Santo Stefano, e la Messa di San Gregorio, nel Duomo. 
di. Ri Nel 1424-23, iN cui soggiorna a Firenze, Masolino lavora 
ui; ma nella cappella Brancacci, eretta nel Carmine secondo il testa- 
Fortu- mento di Felice Brancacci (26 luglio 1422). ’ Incamminatosi 
quella nel’26 per l’ Ungheria, lasciò in sospeso i lavori della cap- 
e chie- pella, che Masaccio continuò e lasciò a sua volta incompleti 
> della per recarsi a Roma ove fu sorpreso da morte. Masolino 
i trovò dall’Ungheria, venuto meno Pippo Spano nel 1427, fece ti- 
zionale torno in Italia e al suo protettore, il Cardinal Branda, per 
a Mag- cui frescò nel Battistero di Castiglione di Olona. 
1a della In uno dei due quadri primitivi del pittore, cioè nella 
da Mar- Madonna di San Fortunato di Todi, le proporzioni della 
reduce Vergine col Bambino non sono ancora ben determinate nel 
da Fa. loro rapporto reciproco di grandezza. Negli altri quadri pri- 
Roma; mitivi, quali si conservano nel Museo Nazionale di Napoli, 
e rima. è figurata l’Assunzione della Vergine (fig. 48), con angeli 
‘lla pro- alati, come stormi di rondini, in riga elissoidale intorno a 
intanto Maria. Non si vede lo scanno della Divina, che può imma- 
carsi a ginarsi fatto di teste e di alette di serafini; e così la scena 
O pare, avviene nello spazio libero ampio de’ cieli, come abbiamo 
olino, e veduto in Beato Angelico, secondo l’astrazione fattasi allora 
gnoto. de’ particolari terreni, di tutte le materialità del fatto, ne’ quadri 
O 1420, sacri. Masolino non mantenne neppure l’antica mandorla, ma 
Ila basi fece che gli angeli la disegnassero con la distribuzione de’ corpi 
Branda e delle ali. Jeratica è la Vergine, con le mani giunte tra 
1n’anco- quello stormire angelico, mentre l’eterno Figlio le apre le 
21 1423) braccia, chino al sommo della mandorla. Nove sono le specie 
Monaco degli angioli, secondo le distinzioni del pseudo Dionigi, 
detto l’Areopagita; ma appena si nota la loro varietà ge- 
1 Cfr. MILANESI in Giornale storico degli archivi toscani, 1860, IV, pag. 192 è CAR- 
NESECCHI, Messer Felice Brancacci (Miscellanea d’arte), 1903.
	        
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