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L’Emilia, non estranea al movimento pittorico delle Mar-
che, rappresenta l’arte quattrocentesca primitiva a Bologna
in San Petronio, nella cappella fondata da Bartolomeo Bo-
lognini « strenuo milite ». * Ne’ pilastri dell’arco d’accesso
alla cappella, ne’ fianchi, sotto cuspidette vediamo Santi; nelle
facce laterali interne de’ pilastri, altri Santi entro lobi go-
tici; nel sottarco, Patriarchi entro tondi; sopra l’arco all’in-
terno, Cristo giudice e, più in basso, eletti e reprobi. Nelle
vele della volta, i quattro Dottori della Chiesa su fondo aureo
quadrettato. Nella parete a destra, la lunetta ogivale è tinta
semplicemente d’azzurro, e nei quattro ordini de’ comparti-
menti, divisi a due a due da una colonnina tortile, vedonsi
i Re Magi in cammino: la stella appare ad essi, incontrano
Erode, — continuano per la via guidati dalla stella, — par-
tono dal palazzo di Erode. In seguito questi aduna a con-
cilio i consiglieri (fig. 113), i Magi adorano il Bambino, e
poi veleggiano in mare per il loro paese. Sulla parete a
sinistra, in alto, è il Paradiso dominato dalla Trinità; in
basso, l’ Inferno; nella parete di fondo, è rappresentata la
vita di San Petronio.
Tutte le composizioni spiccano sul fondo d’azzurro in-
tenso, come tagliate ne’ contorni; le carni hanno ombre in-
tense, ottenute alla maniera de’ Bizantini, come con un ferro
caldo strisciato sul legno: figure secche, segaligne, con grande
energia visiva, aguzze, con vesti a onde terminate da lembi
a punta, in mosse esagerate, con l’indice teso or qua or là.
1 Il VASARI, nella vita di Bufalmacco (ed. Sansoni, 1, 507, nota 1), l’assegna a questo
pittore: lo seguitò il MALVASIA (Felsina pittrice, 1, 19). Ma invece essa fu dipinta
verso il 1410, poi che « Bartolomeo Bolognini detto dalla Seta» nel suo testamento
del 10 febbraio 1408 (rogito di Ludovico Codagnelli e Cola Mazzapesci) lasciò che
«si finisca e si dipinga la sua Cappella (se non fosse stata dipinta alla sua morte), che
è in San Petronio ed è la IV a mano manca entrando in Chiesa ecc. ». Nel testamento
descrisse le cose che si dovevan dipingere e sono le stesse che anche oggi si vedono
(Le pitture di Bologna, V ed, MDCCLXVI, pag. 277).
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