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Gli edificî de’ fondi sono bianchi o rosati, con cornici tirate
di rosso o di verde; i monti tagliati come tronchi di vecchio
castagno, con qualche rado alberello, una volta anche con
uno scoiattolo. Il pittore esagerando riesce a esprimersi non
senza chiarezza, talora con slancio. Nell’Adorazione de’ Magi
sono evidenti il sonno intenso di Giuseppe, la grandezza del
più vecchio dei Re col barbone e la chioma bianca smisu-
rata cadente sugli omeri, la gravità de’ pensieri dei cortigiani
spaventati e torvi nel Concilio d’ Erode, il pericolo sul mare
grosso popolato di pesci, corso dalla barca dei Re Magi, che,
insieme col pilota, guardano accigliati, abbuiati in volto.
Così riusciva ad esprimersi il pittore burattinaio, certo
bolognese.* Con quelle pitture si trovano riscontri in alcune
immagini votive dello stesso San Petronio, nella cappella
a destra, segnate da Francesco Lola (a. 1419), e più parti-
colarmente con Jacopo di Paolo. Di un pittore, a lui pros-
simo sono pure l’ancona intagliata e colorata sull’altare, e le
vetrate dipinte della cappella; ma in tutto egli si mostra
antiquato, non desto alla nuova vita d’arte, riflettente, anche
nella tunica bisantineggiante la vecchia arte veneziana che
sempre attrasse la bolognese. Nè fu il solo a rifletterla, e si
può ricordare Giovanni da Bologna ® « imitatore pedissequo
di Lorenzo Veneziano ».
I CAVALCASELLE € CROWE (Storia della pittura cit., IV, 95) ascrivono in parte i
dipinti della cappella ad Antonio da Ferrara, ma senza darne alcuna prova. La tradi-
zione ne fece autore Giovanni da Modena, pittore che del resto visse al tempo in cui fu
frescata la cappella, sapendosi da Giovanni Alcherio (De coloribus diversis, trattatello
in MERRIFIELD: Ancient Practice of Painting, I, pag. 9) che il 13 febbraio 1410 copiò
alcune ricette pittoriche da un libro a lui prestato da Giovanni da Modena, pittore che
viveva a Bologna. Il B1ANCONI, Guida di Bologna, 1844, pag. 107, scrisse che «si po-
trebbero credere alcune di queste pitture [della cappella] essere state fatte da Giovanni
da Modena, mentre trovàsi che nel 1420 fu destinato dai fabbricieri a dipingere storie
del vecchio e nuovo testamento nella cappella di San Giorgio, ora di Sant’Abbondio; ma
non havvi altra ragione per appoggiare la congettura ».
2 Si possono opportunamente mettere a riscontro con le pitture della cappella i quadri
di Jacopo di Paolo della Pinacoteca di Bologna (nn. 268, 269, 270) e del Museo Civico
della stessa città (n. 211).
3 MOSCHETTI, Giovanni da Bologna in Rassegna d’ Arte, febbr.-marzo, 19093; L. VEN-
TURI, Le origini della Pittura veneziana, Venezia, 1907, pagg. 36-37. Di Giovanni di
Bologna si conoscono una tavola nella Galleria di Venezia (n. 17), un’altra nel Museo
Civico di Padova, rappresentante San Cristoforo.