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uno de’ quali tiene dietro a lui sul cavallo una scimmietta nac
legata ad una catenella d’oro. Elena chiama a sè il Giudeo peri
che per tradizione familiare sapeva del luogo ov’era sepolta rive
la Croce; e questi, udite le dimande dell’Imperatorice, se- fito
duta in trono tra guardie palatine armate di lance e d’ala- inal
barde, sta sulla negativa, mentre i Giudei, che lo hanno ac- nes
compagnato si allontanano, e uno di essi si volta indietro
per guardare il compagno nelle strette. Poi il medesimo
Giudeo, chiamati i suoi a conciliabolo, par che faccia un ra-
gionamento sull’accettare o no le imposizioni dell’Impera-
trice: tutti lo ascoltano inquieti, impensieriti, timorosi di
quel che potrà accadere. Nel compartimento mediano, Elena,
richiamato a sè il Giudeo, per vincerne il silenzio, lo fa
prendere, minacciare, legare: eccolo calato nella cisterna,
alla presenza di cortigiani e di armigeri. Quindi il Giudeo,
arresosi al volere sovrano, scava; le tre croci dissepolte sono
portate presso un giovine, che, per la virtù di quella di
Cristo, levasi su nel letto a sedere pregante. Infine il Giudeo
addita due demoni neri per l’aria, e l’Imperatrice fa segno
ad essi, come per fusarli; intanto, in un tempio si adora
la Croce.
In tutta questa narrazione è l’arte derivata da Gentile,
la sua ornata favella un poco sciolta di scilinguagnolo, la
sua ricchezza di costumi, la profusione di ornati, il gotici-
smo artificioso.
Gentile da Fabriano, per le forme in ritardo che rende-
vano meno aspro il passaggio alle nuove, ebbe fra i molti Ver
seguaci, oltre Michele di Matteo ed altri già citati, il pit- e
tore del tondo della Collezione Carrand a Firenze (fig. 119), era,
probabilmente bolognese, che figurò Paride e le tre dee oo
Giunone, Venere e Minerva, ' e l’ignoto maestro della Pi- e
! Una replica meno importante è nella Collezione Martin Le Roy a Parigi. Cfr. Eu-
GÈne Mintz, Les Plateaux d’accouchées, pag. 222; G. MIGEON, La collection Martin l'Art
Le Roy (Les Arts, nov. 1902, pag. 7); E. RODOCANACHI, La Femme italienne, pag. 188; colleci
DURRIEU, Les trés riches Heures du duc de Berry, Paris, 1904; E. Miintz, Histoire de Paris