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stino della stessa città, e il quadro firmato da Benedetto Bembo
nel castello di Torchiara (a. 1462). Le ombre intense nerastre
delle carni della Vergine nel trittico cremonese, si rivedranno
nel chiaroscuro del Foppa, e la conformazione delle teste
dalla fronte alta e dal mento breve passerà da Bonifazio
Bembo e diverrà propria di quel maestro. Ma di ciò diremo
più ampiamente a suo tempo; per ora basti avvertire come
il gotico fiorito, nella forma rappresentata da Michelino da
Besozzo e dagli Zavattari, trovò sviluppo anche a Brescia:
vedasi il frammento d’affresco nella Pinacoteca Martinengo
(n. 10), ex-voto proveniente da Santa Giulia. Altri contem-
poranei affreschi eseguiti per voto si vedono a Lodi, nella
chiesa di San Francesco, a Piacenza, nel secondo pilastro
della navata a destra del Duomo.
se PRESE
A Venezia gl’influssi dell’arte della Germania meridio-
nale si fecero sentire più vivamente che a Verona, già pre-
parata a modernità dall’Altichiero e quindi meno libera di
accogliere il nuovo d’oltr’Alpe. Il gotico fiorito che mise
corone d’ali alla Basilica di San Marco, suntuoso nel Palazzo
Ducale, pomposo nella Ca’ d’ Oro, proveniva specialmente
da Milano, donde con gli scultori e gli architetti giunsero
anche pittori come Michelino da Besozzo. ' Gli scultori,
magistri a lapidibus vivis, in gran numero di Como e di
Lugano, associati a Matteo dei Reverti, scultore della Catte-
drale milanese, aggiunsero forme nordiche a quelle già assimi-
late dai Dalle Masegne e dalla bottega dei Bon, contribuirono
a dare aspetti di terraferma all’orientaleggiante città della
laguna.’ Intagliatori e orafi « de Alemania », intagliatori di
Salisburgo, di Innsbruck, di Norimberga, di Vienna,’ appor-
] MIiRREFIELD, op. cit., trattatello cit. di Alcherio: De coloribus diversis.
2 A. VENTURI, Storia, VI, cap. I.
3 OsvALDO PAOLETTI, L’Architettura e la Scultura del Rinascimento in Venezia,
Parte prima, Ongania, 1893.