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cercarne anche altrove per dar monumentalità alle sue pit-
ture per la Signoria di Venezia: e le forme tedesche, qui
giunte con il gotico fiorito, servirono al maestro per slargare
e rigonfiare i corpi tesi ad arco, per dare moti irruenti alle
vesti, per mettere le cose, che sembran aver l’anima di serpe,
all’unisono con gli archi inflessi trilobi e la contorsione degli
ornati fiammeggianti. Anche nel grandioso Leone di San
Marco del Palazzo Ducale, ‘eseguito da Jacobello nel 1415,
si nota già la ricerca di monumentalità decorativa nello
studio di riempire lo spazio col superbo animale che ha le
ali dalle penne ad aculei di ferro, e la gran giubba arricciata
e il fiocco della coda arcuata come termine di gotico fiorone.
Poco resta di lui, oltre ciò che abbiamo accennato: una
Madonna guasta, dalle forme aggomitolate, nel Museo Correr,
la quale può servire tuttavia ad attribuire a Jacobello un’altra
Madonna (fig. 167), anteriormente eseguita, ora nel Museo
di Budapest; un ritratto tutto guasto di Prete Filippo, nella
chiesa di Sant’Alvise a Venezia. Un seguace di Jacobello
vedesi in un trittico della Galleria di Venezia, recante que-
st’antica scritta apocrifa : 1436. /Jachomello de Flor. pense;
e un altro ancora in Jacopo Moranzone, nel quadro della
Galleria di Venezia (n. 11) dove vedonsi terminare a code
arcuate gli angioli dai capelli come cordoni aggroppati sulle
fronti ovoidali, dalle pupille dilatate, dalle vesti a spira.
Qualche rapporto formale con Jacobello ebbe Michele
Giambono, del quale si hanno notizie dall’anno 1420, in cui
è designato pittore, sino al 1462. Le affinità stilistiche son
dimostrate dal San Grisogono di San Trovaso (fio. 168).
ll Santo a cavallo tiene lo scudo col monogramma di San
1 Fu attribuito a Jacobello, a Jacopo Bellini e a Michele Giambono; quest’ultima
attribuzione, benchè espressa in modo alquanto dubitativo, è di CorRrADO Riccr, Jacopo
Bellini e i suoi libri di disegni, Firenze, 1908.
20%?