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fseguite queste opere solenni, il pittore si ridusse.a
Prato poco dopo il 1450. E verso questo periodo pochi lavori
si possono classificare; la Visione di San Bernardo, nella
National Gallery di Londra; la Morte di San Girolamo, nel
Duomo di Prato; un’anconetta di Madonna col Bambino,
nel Museo di Berlino; i quattro Dottori della Chiesa, nell’A-c-
cademia Albertina di Torino; l’Annunciazione, in San Lo-
renzo a Firenze.
Dal 1452 Fra’ Filippo dipinse in Prato sino al 1468,
anno in cui si portò a Spoleto, dove trovò la morte. Nel 1450
gli fu tolto il titolo di rettore e commendatario di San Qui-
rico a Legnaia, per non aver pagato un debito e, peggio, per
aver fatta una quietanza falsa a fine di provare d’averlo pa-
gato. Ma molto gli fu perdonato perchè molto si fece amare
per le opere sue, e, nonostante le scelleratezze, nel 1452 fu
nominato cappellano delle monache di San Niccolò de’ Fieri
di Firenze, e nel 1456 cappellano a Santa Margherita di
Prato, dove trovò modo di rapire dal convento Spinetta, la
figliuola di Francesco Buti, cittadino fiorentino. Invece di
averne scandalo, scriveva sul fatto Giovanni di Cosimo
de’ Medici a un agente di Napoli, ricordando una tavola di
Fra’ Filippo presentata al Re Alfonso d'Aragona: « Ho in-
teso che havevi presentata la tavola alla Maestà del Re, e
che gli era assai piaciuta; et così dello errore di frate filippo
n’aviamo riso un pezzo ».° Dall’unione del frate con la fan-
ciulla nacque Filippino, gloria dell’arte; e il Pontefice, per
intromissione di Cosimo de’ Medici, prosciolse lui e la moglie
dai voti monastici, e li unî in matrimonio legittimo.
Mentre accadevano questi fatti, Filippo dipingeva col
garzone Fra’ Diamante di Feo da Terranuova gli affreschi
nel Duomo di Prato: nell’alto i quattro Evangelisti, nelle
pareti le storie del Battista e di Santo Stefano, entro scenarî
1 Lettera di Giovanni de’ Medici a Bartolomeo Serragli, in data del 10 giugno 1458
in CAVALCASELLE e CROWE, .Sioria ecc., ed. Le Monnier, V, pag. 163.