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Battista (fig. 210), la consacrazione di Santo Stefano. Può dirsi
che Filippo Lippi preparò il palco scenico in un modo per-
fetto, ma gli attori poco agili, per il volume dell’adipe e delle
vesti, si muovono a fatica, si dispongono affannosamente
lungo le pareti. Difficile è riconoscere la mano di Fra’ Dia-
mante, aiuto di Filippo, in quegli affreschi. Si può notare
che Erodiade, seduta presso Erode, ha proporzioni meno
quadrate, e assume il tipo al quale Botticelli darà poi lo
sviluppo e la corona di grazia. Ma una distinzione chiara
non è possibile, anche per il guasto degli affreschi. Nella
volta, però, ne’ quattro Evangelisti si nota un fare differente
da Filippo: il San Marco potentemente chiaroscurato, Gio-
vanni pensoso, con la testa poggiata dolorosamente alle mani,
Matteo barbato, in atto di sospender di scrivere per consul-
tare il cielo, infine Luca dai lineamenti arditi, energici, dagli
occhi spaventati. E qui potrebbe essere Fra’ Diamante, che
educò all’arte Filippino, e continuò per la via tracciata dal
sapiente maestro.
Nell’ultimo tempo Filippo Lippi eseguì un’ancona per
il Re Alfonso d’Aragona, della quale restano due sportelli
nella Collezione Cook a Richmond; poi la Madonna della
Galleria Pitti, riunendo nel fondo le rappresentazioni di
Anna che abbraccia Gioacchino e la Natività della Vergine.
Sono pure da annoverarsi tra le ultime fatiche del maestro
la Annunciazione citata, già a Bagno a Ripoli; la Madonna
della Galleria di Monaco di Baviera e l’altra degli. Uffizi,
nella quale vedonsi gli angioli portare il grosso bambinone
trionfalmente alla Vergine. Una terza Madonna nel palazzo
Riccardi, a Firenze,' mostra il grande sviluppo della rappre-
sentazione, al confronto di quella serrata nella nicchia del
Museo di Berlino, e nell’affettuosità del Pargolo che ab-
braccia la Madre con impeto d’amore.
’ Fu trovata da Gio. PoGGi (Di una Madonna di Fra’ Filippo Lippi in Rassegna
d'Arte, marzo 1908) nelle stanze del manicomio di San Salvi presso Firenze.
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