Pitti è tenerissimo l’incontro di Anna col vecchio Gioac-
chino sulla soglia della casa.
A. Spoleto, ove si ridusse nel 1468 a dipinger nel Duomo,
col fido discepolo Fra’ Diamante, e a rappresentarvi i fatti
della Vita della Vergine, disegnò l’Incoronazione della Ver-
gine, la Annunciazione, la Natività di Cristo e la Morte di
Maria, e colorì gran parte di queste rappresentazioni che
Fra’ Diamante condusse a fine, dopo che il maestro fu sor-
preso da morte il 9 ottobre 1469.
Gli affreschi del Duomo di Spoleto dovettero essere
compiuti, o quasi, quando la morte sopraggiunse Filippo,
perchè neppure, nella parte inferiore, dov’è rappresentata
l’Annunciazione, la Natività di Cristo e la Morte di Maria,
si riesce a riconoscere chiaramente l’aiuto di Fra’ Diamante.
Si può credere che i danni dell’umidità e dei restauri rendano
oggi difficile e incerta la distinzione delle parti dovute all’uno
e all’altro, ma in ogni modo il discepolo lavorò sui cartoni del
maestro, e dopo la morte di questi, avvenuta, come dicemmo,
il 9 ottobre 1469, ben poco gli restò da fare, avendo potuto
allontanarsi da Spoleto e il 24 maggio dell’anno seguente
trovarsi a Prato, ove assunse l’esecuzione di un monumento
onorario a Cesare Petrucci, podestà di quella terra.* Nella
Incoronazione del catino dell’abside nel Duomo di Spoleto,
Filippo Lippi ebhe campo di dare svolgimento più arioso alla
composizione, troppo stipata nella tavola di Sant'Ambrogio,
e s’avvicinò più alla iconografia religiosa, mettendo in alto,
sulle ultime vette della terra, il disco radioso vampante dove
l’Eterno corona Maria. Anche nella Annunciazione sì at-
tiene alle forme più accette e chiesastiche, e non fa seguire
dai compagni celesti Gabriele, che sta fuori della stanza
della Vergine, inginocchiato presso il limitare della porta del
palazzo. Così nella Natività l’artista diviene più tranquillo,
e, pur sempre mancando d’ogni slancio divoto, trova nella
’ MILANESI, nota a pag. 628 ne Le Vite ecc., Il, ed. Sansoni.
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