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assistenti sporgon la testa fuor del cappuccio stando come
per freddo ben chiusi, l’uno nel mantello, l’altro nel saio,
con le mani strette entro i maniconi. La scena religiosa si
muta in una di genere, per la osservazione naturalistica non
senza un po’ di buon umore.
Anche nella scena di San Francesco che regge la chiesa
pericolante, e in quella del Pontefice che dà la Regola ai
Santo, sì può notare il naturalismo di qualche testa fratesca,
e quella del Cardinale, davanti al Papa, con il labbro infe-
riore sporgente. Nella rappresentazione prossima di Fran-
cesco tra le fiamme innanzi al Sultano, il pittore dipinse
questi che assiste all’invito del Santo, come si legge nel
capitolo XXIIII dei Hioretti, ad una « femina bellissima di
corpo» di stare con lui tra le famme; ma la donzella, fan-
tolina imbronciata, ha la solita testa di tutti i giovani di
Benozzo, maschi o femmine, terreni o celesti. Nel Presepe
zz Greccio è qualche ricordo della cappella Nicolina; nella
Predica agli uccelli e nella Benedizione ai ratti Jacopo e
Mauro da Montefalco, il fondo si slarga, ma più di tutto è
notevole la testa caratteristica del vecchio frate inginocchiato
nel primo piano. Nel San Francesco a mensa col Conte di
Celano e nella Morte del Conte sì nota il vezzo arcaistico
di fare omettini e donnine per indicar giovinetti e fanciulli;
nel San Francesco che riceve le stimmate, il Santo mummi-
ficato nulla esprime; frate Leone, invece di significar lo
stupore, sta a sedere; la selva dove avvenne il prodigio è
un luogo tra gli scoscendimenti d’una montagna. In mezzo
ai crepacci il pittore non dimenticò di mettere il fusto d’un
albero, perchè facesse da ponte a San Francesco e al com-
pagno per ridursi poi nella cella. Infine, nei Hunebri del
Santo, il nobile Girolamo fa la constatazione delle stimmate,
i frati mormorano le preghiere dei defunti, i chierici tengon
distratti le torcie, un frate ginocchioni, nascosto in parte
dal cappuccio, guarda verso Girolamo, tenendo le mani entro
le maniche della tonaca.