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dipinse quello di mezzo di faccia e gli altri due a lui affron-
tati, dette gran prova di saper scuotere le tiranniche leggi
della simmetria. Si vede lo studio di far che nuotino nelle
nubi gli angioli, le teste scorcino, i movimenti sieno variati
come quelli delle ali, tutti all’unisono, tutti come versi delle
laudi sacre per la venuta del Messia." In ogni modo, nono-
stante lo sforzo singolare, Benozzo sta tra il nuovo e il
vecchio: nel nuovo, per cui sembra pensare a Filippo Lippi
e Andrea del Castagno, non è sicuro tanto che alcune fi
gure d’angioli non pencolino, per mancanza della snodatura
delle articolazioni; nel vecchio, ricade a fare i nimbi con
iscrizioni conformi, a ripetere orlature gemmate nello scollo
delle tuniche, a far affacciare parti di volti tra le teste delle
coorti angeliche.
Il bisogno di variare, di scorciare, di movere i suoi
personaggi lo portò naturalmente a ritrarre dal vero. Nelle
due figure de’ pastori, situate nel solito paese con rocce
simili a _roncole, vomeri, lance di pietra, troncate piane nella
vetta, il bue si volge a sinistra, e l’asino si vede di fronte:
i due animali ritratti danno quasi verità al paese fantastico
e strano. Î pastori sono tutti immoti, tutti appoggiati a qual-
cosa; ma le due bestie, rese con evidenza nel primo piano,
di fronte allo spettatore, fanno dimenticare con la vivezza
loro tutto il resto. La cavalcata dei Re Magi e del loro se-
guito scende dalle rupi strane come al solito (figg. 231-232),
giunge di lontano, s’inoltra dalle vette per le strade a spira
della montagna, s’addentra fra le gole, s’affolla, s’ingurgita
nel piano frastagliato ancora a crepe nel davanti. Il Pesellino
ha suggerito probabilmente col cassone del 7Z7ion/o di Davide
la grande varietà di fogge, di acconciature, di bardature; ma
Benozzo ha sempre gran difficoltà nel muover vivamente le
1 G. B. BENVENUTI (Gli affreschi di Benozzo Gozzoli nella cappella del Palazzo Ric-
cardi, Firenze, 1901) avvicinò giustamente alla rappresentazione la laude sacra di Lucrezia
de’ Medici, quella che incomincia con le parole: Acco il Messia (cfr. GUGLIELMO VOLPI,
Le Laudi di Lucrezia de’ Medici, Pistoia, 1900).