Full text: La pittura del Quattrocento (7, Parte 1)

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che ricorda in qualche modo Neri di Biecc', figlio di Bicci 
di Lorenzo, il quale era garzone nel 1441 di Domenico Ve- 
neziano, quando questi lavorava, ancora forse con Piero, 
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nelle pitture della cappella maggiore di Sant’Egidlo. Nella 
tavola Cristo severo, ritto nel mezzo, con le mani giunte, 
co’ piedi nelle acque del Giordano, sta sotto un folto albero 
dal lungo fusto; e il Battista, altamente compreso dell’atto 
che compie, versa con una ciotola l’acqua sul capo del Re- 
dentore. Sulla riva un uomo si spoglia per bagnarsi nel fiume 
dalle limpide acque, in cui $i rispecchiano altri quattro fedeli 
dalle vesti variopinte, dai berrettoni di orientali. Sul capo di 
Gesù vola la colomba dello Spirito Santo, d’un bianco vivis- 
simo, la più alta nota di colore del quadro. A sinistra sono 
tre angioli:; quello di mezzo, con la tunica che ricade la. 
sciandone scoperto il candido petto, guarda il Battista coi 
grandi occhi lucenti, e stringe la destra del compagno che 
si appoggia a lui. Nobilissimi tanto quell’araldo del cielo, 
cinto il capo da ghirlanda di rose bianche e porporine, quanto 
i suoi due compagni dagli occhi chiari, coronati d’ulivo. Le 
loro vesti sono azzurrine o bianche, con ombre trasparenti e 
lievi; le carni, le guance, le labbra sottili fioriscono legger- 
mente di rosa. Nelle dolci figure dominano i colori del giglio, 
dei primi teneri fiori di primavera, dei gelsomini, delle viole 
e delle rose. E tutto traspare nell’aria pura, nella fresca luce 
mattinale, nella luminosità del cielo azzurro sparso di can- 
didi cirri. La scena del ABat/esimo, quale fu concepita da 
1 MARY LOGAN (Due dipinti inediti di Matteo da Siena in Rassegna d Arte, V, Mi- 
lano, 1905, pag. 49 e seg.), ritiene opera giovanile di Matteo da Siena le pitture della 
riquadratura e della predella della tavola; EmMiL JACOBSEN (op. cit., pagg. 63-64), pro- 
pende ad accettare l’ipotesi per le due figure degli Apostoli Pietro e Paolo, non per 
quelle della predella, nelle quali vede piuttosto un pittore della scuola del Sassetta. 
CAVALCASELLE e CRowE (Storia cit., VIII, pag. 243 in nota) attribuiscono al Vecchietta 
tutte le figure del resto della tavola, della predella e de’ pilastri. Ma i caratteri fiorentini 
si riconoscono facilmente nella decorazione dell’inquadratura: alcune figure di donna 
nella Nascita del Battista ricordano in qualche modo altre di Filippo Lippi; il paese, 
nella Crocefissione e nella Predica del Battista, ricorda, specie nel taglio delle rupi, Don 
Lorenzo monaco. E co’ Santi dagli occbi sbarrati, entro le nicchie, si posson trovare 
corrispondenza con altri di Neri di Bicci.
	        
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