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fredo Manfredi, oratore estense, scriveva, il 2 gennaio 1498,
da Firenze al duca Ercole I di Ferrara, raccomandandogli che
volesse interporre uffici presso l’« Excellentissima signoria »
per far liberare « uno frate nominato Don Diamante », posto
in carcere dall’abate di San Salvi. All’istanza l’oratore era
mosso « per havere informazione dicto frate essere excellente
pittore, per vedersene in Roma evidente opera ».° Nessuna
altra notizia si ha di lui, fuorchè di una lite ch’egli, mentre
era nel 1483 priore di San Pietro di Gello nella diocesi di
Volterra, aveva mosso a un monaco del suo Ordine, e di
un’altra che, per la ricompensa decretatagli da papa Sisto IV,
ebbe col monastero che doveva pagarla e che nel 1484, se-
condo gli accordi, la ridusse da cento a trentasei ducati.”
L’attività del misterioso pittore si svolse dapprima a
Prato, dove si potrebbe riconoscere forse nella Circoncisione
di Santo Spirito affidata a Filippo Lippi medesimo, e quasi
del tutto compiuta nel marzo del 1467.î Non è improbabile,
per quel’ che si può arguire oggi dallo studio della tavola
ridipinta, che il disegno fosse dato dal Lippi stesso. Le altre
due tavole dell’Assunzione (n. 23) e della Natività (n. 21),
nella Galleria di Prato, mostrano, la prima, una interpreta-
zione dura e grossolana delle forme del Lippi, la seconda,
un ingrandimento di esse eseguito nella bottega del mae-
stro. * Dire quali di queste pitture sieno di Don Diamante
accennando alla data 1492, invece dell’altra 1482; ma il documento tratto dal Libro di
Ricordanze scritto dal Monaco Vallombrosano della Badia di San Fedele, conservato nella
Comunale di Poppi, suona così: « Anno 1482. Don Arrigo Abbate per la seconda volta...
Ed in questo anno di giugno un certo Don Diamante Monaco di Vallombrosa, perchè
era valenle dipintore ed aveva in Roma dipinto alcune opere nella Cappe la del papa e
impetrò dal pontefice una pensione di scudi 100 sopra i beni della Badia di Poppi... ».
Dopo ciò non si riesce a comprendere in che sia consistita la verifica dell’HORNE.
! A. VENTURI, Don Diamante prigione nel 1498 in Arte e Storia, 1884, pagg. 101-102.
2 STEINMANN, op. cit., pag. e nota sudd. La data del 1484 risulta anche dal fatto che
l’Abate del Monastero ricorse a Innocenzo VIII, eletto nel settembre di quell’anno, e parlò
dell’affare con il cardinale Nardino da Forlì, Protettore della Congregazione di Vallom-
brosa, morto nel novembre dell’anno stesso.
3 HENRIETTE MENDELSOHN (op. cit., pag. 187) assegna a dirittura a Fra’ Diamante
il dipinto, e dive anzi che «lo stile di esso non ricorda più il Lippi, bensì appartiene
interamente a Fra’ Diamante».
4 HENRIETTE MENDELSOHN (op. cit., pag. 181), pensa evidentemente per la Natività