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Nel terzo affresco (fis. 349), Sacrz/icio di Cora, Dalan e
Abiron, Sandro Botticelli dà impeto tragico a Mosè, vegliardo
che chiede a Dio lo sterminio dei ribelli, | quali cadono
maledetti, fulminati, bruciati al suolo intorno all’ara santa,
e addensa a destra la folla turbinosa armata di pietre, e
scuote a sinistra la veneranda canizie di Mosè stesso che
Fig. 349 — Roma. Cappella Sistina. Botticelli: Sacrifizio di Cora, Datan e Abiron.
(Fotografia Anderson).
maledice i profanatori cui la terra inghiotte nell’aperta vo-
ragine.
In questi affreschi il paese prende sempre più aria, luce,
distanza, dimostrando qual lungo cammino aveva percorso
il Botticelli da quando dipinse la prima Adorazione de’ Magi,
dianzi descritta, in una scena chiusa alla maniera del Lippi.
Roma gli accrebbe il senso dell’ampiezza, come si nota
nel terzo affresco, in cui pur conservando quasi nascosta-
mente la reminiscenza di edifici’ nordici da lui studiati un
tempo, erge nel fondo l’arco di Costantino, e a destra un
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