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S’inchina ad un tempo umilmente nell’udirle, e par che tremi
e non riesca a reggersi. La forma è trascurata, il paese orbo
di luce, i colori forti ma non fini.
Circa il tempo in cui eseguì quel quadro, Sandro la-
vorò (1488-90) l’ancona d’altare per l’Arte della Seta, in
San Marco di Firenze, rappresentante la Coronazione della
l’ergine (fig. 361), oggi conservato nella Galleria dell’Acca-
demia. In esso ricercò la monumentalità più che in ogni altra
opera, e sembra richiamare nei Santi i tipi più solenni da
lui già disegnati. Attorno a Maria incoronata mosse come
a danza gli angioli ad arco sulle nubi sparse di fiori.
Mentre gli Umbri movevano le menti a meditazione in-
torno alle semplici composizioni religiose chiuse entro le
mandorle dorate, il Botticelli sparse fiori sulle pitture sacre
con le mani degli angeli. E così l’arte fiorentina, specie per
quel suo poeta-pittore, di un misticismo confuso con pan-
teismo, fu tutta un incanto di primavera, tutta olezzante di
gelsomini e di rose.
Gli angioli che volano nella gloria di quella pala d’al-
tare, si rivedono biancovestiti stirare il baldacchino nel tondo
della Galleria Ambrosiana a Milano (fig. 362), ove lasciano
scorgere la divina Madre che, smesso di leggere il libro delle
profezie, accoglie umilmente con una mano al petto il Fan-
ciullo accompagnato e guidato nei primi passi da un altro
angiolo. L’equilibrio delle figure entro il tondo si complica,
ma ognuna di esse par che cada sui ginocchi secondo le
già notate convenzioni di Sandro. La familiarità della sacra
composizione si trova anche in un’altra Madonna del tempo
in cui fu eseguito il tondo dell’Ambrosiana; e cioè nella Ver-
gine col Bambino e San Giovannino, della Collezione Hesel-
tine a Londra, dove il divin Fanciullo ridente par che inviti
a sè l’entusiastico San Giovanni, il quale lo adora incantato.
Verso la fine del decennio, il Botticelli dipinse il ritratto
del Lorenzano, oggi nella Collezione Lazzaroni a Parigi, e
altri quadri; uno, con la Storia di Virotnia tutta guasta,