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a chitettura della cappella divisata da Giuliano da Maiano,
-e rappresentato come tratto d’un oratorio aperto ai lati, dai
il quali si vedon le torri di San Gimignano, e aperto anche
i superiormente, essendo terminato l’abside con la trabeazione
è a linea concava. Questo metodo, ispirato a quello proprio di
Benozzo, è usato nel modo migliore, anche per la giustezza
della decorazione, l’imitazione de’ marmi colorati, e le propor-
zioni dell’ambiente ben diverse dalle esili di quell’artista e
fuor di corrispondenza con le figure negli affreschi di San-
UA gostino.
Più tardi il Ghirlandaio, troncando superiormente le ar-
chitetture, richiamerà il metodo di Filippo Lippi, l’ambiente
si slargherà, e le figure si moveranno libere nel giusto
spazio corrispondente alla loro grandezza; e nella cappella
Sassetti, a Santa Trinita, si rivedrà l’abside dipinto già dal-
l’artista a Santa Fina, ma lontano dalla cerimonia funebre,
non aperto superiormente, e incurvantesi nel fondo delle
ampie navate d’una basilica. Ne’ pennacchi delle tre arcate
delle pareti della cappella di Santa Fina vi sono Profeti,
alcuni di mano del Ghirlandaio, e sopra il cornicione che
limita i pennacchi v’è un occhio di finestra per ogni faccia,
fiancheggiato dalle figure de’ Padri della Chiesa e da altri
Santi solenni. Nella volta, infine, gli Evangelisti schematici,
senza l’artistica squadratura del Ghirlandaio, sono probabil-
mente opera di Bastiano Mainardi.
Tra gli affreschi della cappella di Santa Fina, nella Col-
legiata di San Gimignano, e quelli della chiesa di Ognis-
santi in Firenze (1480), v’è da noverare la tavola eseguita
O da Domenico Ghirlandaio a’ Frati Ingesuati per l’altar mag-
i giore della loro chiesa, fuor della porta a Pinti, rovinata sin
È dai tempi del Vasari. Oggi si ammira nella Galleria degli
. Uffizî, e rappresenta la Vergine in trono assistita da angioli
- e dagli arcangeli Raffaele e Michele, adorata da San Zanobi
vescovo di Firenze e da San Giusto arcivescovo di Lione
7 figg. 418-419). Come nella cappella di Santa’ Fina, qui l’anima
VENTURI. Storia dell'Arte italiana, VII.
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