Full text: La pittura del Quattrocento (7, Parte 1)

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Tornato da Roma nel r432, il Ghirlandaio nel Palazzo 
della Signoria a Firenze, nella sala detta dell’Orologio di- 
pinse tre arcate sostenute da pilastri classicamente adorni: 
quella di mezzo mostra al di 1à un tiburio con un altare su 
cui stanno San Zanobi benedicente e i Santi Lorenzo e Ste- 
fano; sulla lunetta soprastante all’altare, la Vergine adorata 
da due angeli, dipinta a monocromato, su fondo di musaico 
a tessere d’oro. Le arcate a destra e a sinistra sono come 
chiuse, all’altezza del collarino de’ capitelli, da una transenna 
su cui stanno le immagini degli antichi eroi, Bruto, Muzio 
Scevola e Camillo; Decio, Scipione e Cicerone. Anche qui 
però non è molta la parte dovuta a Domenico: v’è una certa 
scurità e crudezza di toni da far pensare a David esecutore 
della decorazione. Il fratello di Ghirlandaio, che poi vedremo 
lavorar di musaico, mostrò nella lunetta della Vergine l’arte 
a lui familiare, e in tutta la decorazione, ov’è il gusto dei 
da Maiano, sfoggiò grande ricchezza. 
Presto Domenico dovè metter mano alla cappella Sas- 
setti, in Santa Trinita, compiuta nel 1485. Nella volta rap- 
presentò quattro nobilissime Sibille; nelle pareti, le storie di 
San Francesco. Nella parete a sinistra, nella lunetta è il Santo 
che rinuncia alle vesti mondane (fig. 426); e qui il pittore, pur 
introducendo molte comparse, come a Roma, diede anche 
sviluppo all’azione, formando un gruppo di grande verità 
nel paciere che prende per una spalla il vecchio Bernardone e 
cerca di trattenerne la collera. Sotto questa rappresentazione 
è l’altra di San Francesco che riceve le stimmate, nella quale 
la corona di cherubini intorno al Crocefisso è disposta come 
l’altra circondante San Gregorio, nella cappella di Santa Fina. 
Le sole due figure di San Francesco e del suo compagno 
non gli bastavano, e il pittore si provò a rendere il paese 
con alte piante e popolato di caprioli, il monte della Vernia 
con boschi e conventi, un altro monte con la vetta folta di 
torri, l’Arno sulla foce presso Pisa. In alto uccelli volano in 
giù in linea obliqua, un falco insegue alcune pernici; il fondo
	        
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