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iridi chiare della figurina di Vienna, come più tardi dagli occhi
dell’Angelo studiato per la Madonna delle Rocce, sopra un foglio
ora nel Palazzo Reale di Torino, e dalle ambrate iridi della Ver-
gine del Louvre, nota come studio per la Madonna Litta.
L’affinità sorprendente tra i vitrei fiori mossi dal vento nel
giardino dell’Annunciazione fiorentina e quelli ammassati nel
vaso presso la Vergine, in un quadro della Galleria di Monacc,
la Madonna del Garofano (fig. 14), ci ha indotti a riprendere in
esame quella pittura, trasportata alla sua sede attuale nel
1889, dalla cittadina di Giinzburg, presso Ulm di Baviera.” Il
Bavyersdorfer e il Bode, al nome di Alberto Diirer sostituirono
quello di Leonardo, con l’approvazione del Koopmann, del Gey-
miiller, del Liibke e del Miller-Valde; ma un’ondata quasi di
scherno travolse il giudizio della critica tedesca, per opera di
Franz Rieffel, nel Repertorium, e di Giovanni Morelli negli
Studii critici. Uno dei più recenti studiosi di Leonardo, il Thiis,
ascrisse il quadro a un imitatore tedesco del Verrocchio, allon-
tanandosi anche dall’opinione del Berenson che, nella seconda
cdizione dei suoi Pittori Fiorentini, l’attribuì, sebbene con
qualche titubanza, a Lorenzo di Credi. L’acuto intenditore ame-
1icano vide chiara l’origine del quadro italiana, fiorentina. È ora,
attratto dalla tipica forma barocchetta dei fiori (fig. 15), che
parvero, appunto per la loro arricciatura, fiamminghi, il mio
sguardo ebbe la rivelazione di una somiglianza fra il quadro di
I La tavola, acquistata nel 1889 per il Museo di Monaco di Baviera da ADOLFO BAYERsS-
DORFER, che l’ascrisse a Leonardo, trovando consenzienti il Bope, il MuULLEr-WALpE, H. V.
GEYMULLER (La Vierge à l’O=-illet, in Gazette des Beaux-Arts, 1890, pp. 97-104), il KOOPMANN
(Die Madonna mit der schònen Blumenvase, in Repertorium fiir Kunstwissenschaft, XIII, 1890;
pp. 118-122), il LUBKE (Altes und Neues, Breslau, 1891, pp. 280-283); contrari il RIerrenL (Ein
Jugenbild Leonardo? in Rep. f. Kw:, XIV, 1890, pp. 217-220), il MorELLI1 (Die Galerien au
Miinchen ecc., 1890, pp. 348-356), che s’incontrarono nell’assegnarla a maestro fiammingo, e nel
crederla eseguita su disegno del Verrocchio o ad imitazione di Leonardo. A questo parere si ap-
prossimò lo stesso TH11s (op. cit., pp. 128-130), mentre CORNEL VON FAarerIczY suppose che Leo-
nardo « abbia abbandonato questo dipinto come la più parte dei suoi lavori, mezzo termi-
nato, e che il suo condiscepolo Lorenzo di Credi l’abbia poi finito » (Archivio storico dell’arte,
1889, p. 388). In seguito WiLH. ScimIpt, in Zeitscrift f. bild. K., n. 7, IV, p. 139, ritenne
trattarsi di Lorenzo di Credi; e il BERENSON attribuì il quadro a quest’artista, con incertezza,
e lo disse eseguito nello studio del Verrocchio (The Florentine Painters, 3% ed., Putnam, New
YVork-London).
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